Il terzo tentativo, purtroppo, è riuscito. Il delitto di Faenza portato a compimento lo scorso 6 febbraio, era stato preceduto da due tentativi. Le dettagliate rivelazioni di Pierluigi Barbieri, 53enne killer reo confesso dell'omicidio della 46enne Ilenia Fabbri, aggravano la posizione di Claudio Nanni.

Presunto mandante ed ex marito della donna uccisa, Nanni ha sostenuto che il sicario inviato nella casa della donna in via Corbara a Faenza, avrebbe dovuto solo spaventarla. Quindi, si è chiuso nel silenzio. Ma il racconto del sicario, avvalorato da precisi riscontri, rafforza l'ipotesi accusatoria della premeditazione del femminicidio per procura.

Delitto di Faenza, per Ilenia una buca già scavata

Scortato dalla polizia penitenziaria dal carcere alla Questura di Ravenna lo scorso 17 marzo dopo la convocazione ricevuta dalla Procura, Barbieri ha fornito nuove informazioni. Si aggiungono alla confessione resa al gip lo scorso 8 marzo. Il pregiudicato ha raccontato una storia persino surreale per lucidità e crudeltà di un piano criminale programmato da mesi. Ci sarebbero stati altri due tentativi di uccidere Ilenia Fabbri. Il primo, a settembre: non diversamente da quanto poi è accaduto, Nanni si sarebbe allontanata con la figlia Arianna, lasciando campo libero al killer. Ma Barbieri, muovendosi goffamente, non avrebbe individuato la stanza da letto di Ilenia e avrebbe rinunciato.

Al secondo tentativo, a fine ottobre, il piano sarebbe fallito perché Nanni sarebbe arrivato in ritardo e Barbieri non sarebbe quindi entrato in azione.

Nanni avrebbe acquistato un grosso trolley per il trasporto del corpo della vittima, acido per cospargerlo, una vanga per completare il lavoro e sotterrarlo in una buca già scavata nelle campagne faentine.

Il racconto è ritenuto attendibile: seguendo le indicazioni del killer, gli inquirenti, coordinati dalla pm Angela Scorza, hanno trovato e sequestrato in un magazzino dell'officina di Nanni una vanga, due taniche di acido e un trolley.

Delitto di Faenza, dettagli sull'esecuzione

Barbieri ha fornito anche nuovi dettagli sull'esecuzione del delitto, realizzato con la promessa di ricevere 20mila euro e un’auto usata.

Secondo le indicazioni che gli avrebbe dato Nanni, avrebbe dovuto strangolare Ilenia e poi provvedere a fare sparire il corpo. Sarebbe dovuto sembrare come se la donna fosse fuggita. Dopo la partenza di Nanni con la figlia Arianna che conviveva con la mamma, il killer è entrato in casa usando una copia delle chiavi che gli aveva fornito Nanni. Ha raggiunto la stanza da letto di Ilenia, ma si è imbattuto nel primo imprevisto: l'ha trovata sveglia. La donna si è difesa strenuamente dallo sconosciuto, alto quasi un metro e 90, che l'ha aggredita. Barbieri ha riferito di aver tentato di strangolare Ilenia con il manico di un martello da carpentiere e l'ha inseguita per le scale. In base alle sue indicazioni, l'oggetto è stato trovato vicino a un cavalcavia dell'A14, tra Faenza e Imola, e sequestrato dagli inquirenti.

L'altro imprevisto è stato che Barbieri e Nanni non sapevano della presenza in casa dell'amica di Arianna, rimasta a dormire la sera prima. Proprio la ragazza, testimone oculare, ha fornito l'identikit del killer, visto di spalle, e ha dato l'allarme mettendosi in contratto telefonico con Arianna e suo padre in viaggio verso Milano. Terzo imprevisto: i vicini, richiamati dalle grida di Ilenia, sono accorsi. "Per paura dei vicini che suonavano al portone, l’ho uccisa con una coltellata", ha riferito Barbieri. Il coltello di ceramica bianco con cui l'ha sgozzata, l'ha trovato in cucina.

Il silenzio dell'ex marito

Ieri, 22 marzo, in Questura, è stata la volta di Nanni. Ma il 54enne, di fronte alla pm Angela Scorza, al gip Corrado Schiavetti e al capo della Squadra Mobile, Claudio Cagnini, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Restano quindi, al momento, confermate le sue dichiarazioni rese al momento del fermo. Al killer avrebbe dato 2mila euro e non 20 mila. Non avrebbe mandato Barbieri in casa di Ilenia per ucciderla, ma per intimorirla affinché non partecipasse all’udienza della causa di lavoro che lei gli aveva intentato per riavere ciò che le spettava: compensi accumulati in 19 anni di matrimonio lavorando nell'officina di famiglia. Per la Procura, Nanni è il mandante, non di un atto intimidatorio, ma di un omicidio aggravato da motivi abietti. Nel piano criminale, Nanni sarebbe stato mosso dall'intento di non corrispondere alla donna almeno 100 mila euro, ma anche di riappropriarsi della casa coniugale che, in fase di separazione, il giudice aveva assegnato all'ex moglie.