Roberto Sanna, 34 anni, operaio di Pula in Sardegna, ieri, 6 marzo, ha scelto “la dolce morte” per sconfiggere un male incurabile e assassino, la sclerosi laterale amiotrofica (Sla, ndr) che, in meno di un anno dalla diagnosi, lo aveva bloccato nel suo letto.

Ha sorriso anche venerdì mattina, dal finestrino dell’auto che lo stava portando in aeroporto per prendere l’aereo per Losanna, il suo ultimo viaggio terreno. Ha sorriso alla sua gente di Pula che lo ricorderà come un ragazzo semplice, lavoratore e con tanta voglia di vivere che, all’inizio, non si voleva arrendere a quel male che non dà scampo, e giorno dopo giorno, ti succhia la vita dal corpo.

L'ultimo viaggio di Roberto con madre e fidanzata a Losanna per ricevere la morte assistita in clinica

Roberto Sanna, come ha fatto nel 2017 Fabiano Antoniani, detto Dj Fabo, anche lui malato irreversibile di Sla, che scelse di morire in una clinica svizzera, dove l’eutanasia non è reato per chi la compie e per chi aiuta il malato a porre fine a una vita che non è più tale. Ha bevuto da solo, tramite una cannuccia, un bicchiere d’acqua contenente una miscela di tranquillante, sonnifero e veleno. E se ne andato in pace.

Nel caso di Dj Fabo, sua madre, la fidanzata e un deputato dei Radicali, membro dell’associazione pro eutanasia, Luca Coscioni, dopo la morte assistita del ragazzo furono indagati e accusati di istigazione al suicidio e complicità in omicidio colposo.

Poi nel 2019, arrivò la Corte costituzionale che, con la sentenza 242/2019 chiudeva la questione e impediva il rinvio a giudizio di chi aveva accompagnato Dj Fabo alla fine della sua esistenza. I giudici della Corte che preserva gli articoli della Costituzione Italiana, avevano deliberato: “La non punibilità di chi aiuta una persona a suicidarsi quando questa è affetta da una patologia irreversibile con gravi conseguenze ed è in grado di manifestare una volontà libera e autonoma (nel decidere per sé stesso, ndr)”.

In Italia c'è un vuoto legislativo sull'eutanasia e decide la Corte Costituzionale caso per caso

Ora Roberto, come Fabiano e altri non ci sono più e in Italia manca ancora una legge che regolarizzi il suicidio assistito. Alcuni Paesi d’Europa hanno legiferato in materia, ultima la Spagna dove il prossimo 20 marzo, entrerà in vigore la legge che ha depenalizzato la “muerte digna” per evitare che i malati irreversibili spagnoli andassero a decine ogni anno nelle cliniche europee delle nazioni dove suicidarsi è consentito con regole precise.

Roberto Sanna, impiegato alla raffineria di Sarroch, aveva da solo preso accordi con la clinica svizzera e aveva scelto l’agenzia funebre di Pula che si doveva occuparsi del suo funerale. Tutto eseguito con determinazione e lucidità, senza un ripensamento. Suo padre non ce l’ha fatta ad accompagnare il figlio a Losanna: non ha mai accettato la scelta del figlio, ha tentato di parlargli, di persuaderlo a non fare quel gesto definitivo, senza ritorno.

Un anno fa si era accorto che il corpo non rispondeva, era la distrofia laterale amiotrofica

Il giovane operaio soltanto un anno fa si era accorto che qualcosa non andava bene. Inizialmente aveva continuato a lavorare, benché le gambe gli diventassero sempre più pesanti, in modo inspiegabile.

Poi la sentenza senza appello dei medici: una forma particolarmente aggressiva e acuta di Sla che iniziava a levargli l’energia e la voglia di continuare a lottare per la vita. Prima la sedia a rotelle, poi il letto e l'immobilità. Prima di dipendere da un respiratore, prima che la Sla gli impietrisse i muscoli per sempre e i nervi che attivano la respirazione, non rispondessero, Roberto ha scelto di andarsene. I dolori erano continui e insopportabili, i palliativi inutili. Ad assisterlo nelle ultime ore, la mamma Martina, il fratello Andrea, lo zio Aldo e Gioia, la fidanzata.

“Roberto ha deciso secondo la sua coscienza. E noi siamo con lui, con dolore: la sua scelta va rispettata. Questo è il momento del silenzio e della preghiera, non servono parole. Salvo per dire che tutta la nostra comunità è vicina alla sua famiglia”, ha detto Carla Medau, sindaca di Pula.