Chi ha manipolato chi? Due famiglie difendono i propri figli e si accusano indirettamente. Dopo il delitto di Avellino, sia Giovanni Limata che Elena Gioia, entrambi reclusi nel carcere Bellizzi Irpino, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il 23enne è stato l'esecutore materiale del delitto del padre di Elena, Aldo Gioia, ucciso venerdì 23 aprile con 14 coltellate, come accertato dall'autopsia. La figlia 18enne Elena, sarebbe la mente del progetto criminale. La mamma di Elena, l'avrebbe già perdonata e si è affrettata a trovarle un avvocato.

Lo zio paterno sostiene che la ragazza sia stata plagiata. Per i parenti di Giovanni, è avvenuto il contrario. I funerali di Aldo Gioia si sono svolti martedì scorso. La famiglia di Elena, soprattutto il papà, contrastava la relazione con il ragazzo, disoccupato, con precedenti contro la persona e segnalato come assuntore di droga.

La madre del ragazzo 23enne: 'Facile capire chi è stato manipolato'

Maria Crisci, madre di Giovanni, non ha dubbi: sarebbe stato suo figlio ad essere manipolato da Elena e non il contrario. Per la donna, inoltre, il figlio era convinto di non aver ucciso nessuno. Intervistata da il quotidiano Il Mattino, ha raccontato quel venerdì del figlio Giovanni. In pomeriggio da Cervara, dove abita la famiglia, ha preso un autobus per andare ad Avellino.

A casa è ritornato a tarda sera, stanco e stravolto. Più tardi sono arrivati agenti della Squadra Mobile a portarlo via.

La madre lo descrive come un ragazzo vulnerabile, con trascorsi difficili. Giovanni aveva già tentato il suicidio dopo una delusione amorosa, ma avrebbe superato il difficile momento grazie ai familiari rimasti al suo fianco.

Maria Crisci ha descritto la sua come una famiglia semplice, ma presente. "Io e mio marito stiamo soffrendo, ma non era la nostra famiglia ad essere manchevole. Non è la nostra famiglia che non ha amore al suo interno", ha rivendicato la donna. L'avvocato della famiglia Limata, Mario Villani, ha ipotizzato la presenza di una seconda persona che avrebbe aiutato Giovanni sulla scena del crimine.

Le chat: 'Nessuno resterà vivo'

"Quando li uccidiamo?", chiede Elena. "Lo faccio perché li odi", risponde Giovanni, per poi domandarle: "Ma anche Emilia, sei sicura?" "Sì, non può rimanere, non rimane nessuno", risponde lei. I dialoghi in chat, che sembrerebbero tratti dalla sceneggiatura di un film horror, inchioderebbero Elena e Giovanni alle loro responsabilità. Di conversazioni del genere, ce ne sarebbero a centinaia: i due le avrebbero scambiate da mesi per realizzare un piano che prevedeva lo sterminio della famiglia di lei: il ragazzo avrebbe dovuto uccidere anche la madre e la sorella maggiore. Dalle prime ricostruzioni, Elena avrebbe aperto appositamente la porta di casa al fidanzato killer che sarebbe scappato dopo aver accoltellato il padre, perché erano sopraggiunte la moglie e l'altra figlia.

Sprovvisto di auto e patente, si era fatto accompagnare a Cervinara, da un'amica e dalla madre che erano all'oscuro di tutto e sono state già ascoltate in Procura. Le chat dimostrerebbero la piena premeditazione, la sentenza di morte irrevocabile da parte di Elena e Giovanni verso la famiglia di lei. Lui, dopo aver confessato l'omicidio, ha detto che tutto sarebbe stato organizzato dalla 18enne.

Durante l'udienza di convalida dell'arresto, entrambi hanno scelto di non parlare. L'avvocato di Elena, Vanni Cerino, ha presentato istanza al Tribunale del riesame per la scarcerazione. Quello di Giovanni ancora non ha deciso. Cerino ha incontrato oggi per la prima volta in carcere Elena. “La ragazza è molto provata, abbiamo parlato pochissimo.

Ha solo chiesto quando potrà venire la madre”, ha riferito il legale. Il Riesame è stato fissato al 3 maggio.

Dalle chat emergerebbe che i due pensavano anche al dopo, alla fuga. Come e dove, non si sa: neanche Elena ha la patente, né avrebbero avuto risorse economiche. I due, accusati di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione contro un familiare, rischiano l'ergastolo.

Le amiche di lei

"Sweet but psycho": dolce ma psicopatica. Così si definiva un anno fa su Facebook Elena. Le amiche testimoniano che, soprattutto negli ultimi mesi, la 18enne era molto cambiata. Il ragazzo, ad alcune di loro, sembrava una persona ambigua. Giovanni aveva aggredito il papà di Elena anche recentemente.

Viene descritto da qualche amica come un ragazzo violento, uno che picchiava anche Elena. Avrebbero tentato di allontanarla da lui, ma senza riuscirci. "Elena negli ultimi due mesi era molto schiva. Non avrebbe mai fatto del male al padre, lui l'ha manipolata, è stata plagiata dal suo fidanzato di cui ha cercato di liberarsi, ma non ce l'ha fatta", ha raccontato una coetanea.