"Nessuna parola di rammarico, di pentimento, né per loro, né per noi". Madè, la sorella di Benno, ha scritto una lettera di forte impatto, all'indomani del ritrovamento, martedì 27 aprile, del corpo del padre Peter, nel fiume Adige, a Trento. È la seconda, dall'inizio della tragedia che ha investito la sua famiglia.

La prima l'aveva resa pubblica a marzo, dopo aver saputo della confessione dell'omicidio dei genitori da parte di Benno. Il nuovo scritto è una risposta ferma al fratello assassino. Il 31enne, dal carcere di Bolzano dove è detenuto in attesa di processo, aveva dichiarato tramite l'avvocato di sentirsi 'sollevato' per il ritrovamento del corpo del padre e di sperare che l’autopsia confermi la sua versione dei fatti.

Su Benno, incredulità per la sua freddezza

Nella missiva, inviata alla stampa anche stavolta tramite il suo legale Carlo Bertacchi, Madè regola i conti con il fratello con lucidità, e dichiara il suo amore incondizionato verso il padre e la madre. A scrivere è una figlia che ama profondamente i genitori e che per onorarli non nomina neanche una volta l'unica persona di famiglia che gli è rimasta, quel fratello che non mostra segni di pentimento e si dice rincuorato, che parla come se non avesse ucciso lui i genitori, non si rendesse conto di ciò che ha fatto e di ciò che è accaduto.

Scrive Madè che ora, dopo quasi quattro mesi interminabili, sarebbe troppo facile dire che con il ritrovamento del corpo del padre si sia chiuso il cerchio, solo perché si può avere, finalmente, la possibilità di svolgere un rito, o un posto dove piangere Peter e Laura.

Niente di tutto questo per la giovane donna, 27enne medico a Monaco di Baviera. Il fratello che sta dietro le sbarre, non può provare sollievo, sostiene Madè in un passaggio della lettera carico di amarezza e dolore, solo perché, tra le tante menzogne dette finora, per una volta una risulti essere veritiera. Le dichiarazioni di Benno dal carcere le paiono strategiche, false, "inventate".

Madè annota il distacco, l'indifferenza, la noia mostrati dal personal trainer 31enne fin da quando raccontò in video la sua versione del duplice omicidio: episodio che provoca in lei, ancora, una smisurata incredulità.

Madè, mancanza devastante dei genitori

Non si è preparati a capire cosa sia un omicidio, scrive poi nell'ultima parte della lettera, la più intimista e di grande portata sentimentale.

Constata Madè che non c'è niente di più inconcepibile di una morte violenta. Di una fine innaturale inferta all'improvviso da un figlio. Ammette di stare facendo una fatica indicibile nel tentativo di capire tutto questo male, mentre affiorano i ricordi, le immagini di vita familiare, come quella del papà che la guarda e tira un po' su le spalle come era solito fare. Sente i genitori presenti, sente il timbro della loro voce, persino il loro respiro, l'entusiasmo per la vita che avevano, e anche la loro serenità. Si chiede dove vada a finire tutto questo, cancellato per sempre "in qualche minuto di asfissia". Vede i genitori parlare, ricorda momenti della quotidianità: la colazione, o quando il papà e la mamma la mattina in salotto, non sapendo ballare, accennavano due giri di valzer.

La lettera si conclude in maniera molto toccante: "Voi che mi state incominciando a mancare in un modo devastante. Riposate in pace”.

Autopsia sul corpo di Peter, nessuna conclusione

È stato un ragazzo che portava il cane a passeggio a scorgere a Trento il corpo di Peter nel fiume. Inizialmente, gli era sembrata una sagoma: "Non ho ben capito cosa fosse, ho chiamato subito i soccorsi e ho seguito la salma lungo il fiume", ha dichiarato. Peter Neumair è stato riconosciuto da brandelli di indumenti e dall'orologio: Madè ha scritto di aver scorto il braccio e "la pelle rosicchiata", dalla lunga permanenza in acqua.

Proprio a causa dello stato di decomposizione del cadavere, rimasto nell'Adige più di tre mesi, l'autopsia che si è svolta oggi, non è potuta giungere a nessuna conclusione certa sulle cause del decesso.

L'ha eseguita Dario Raniero, anatomopatologo nominato dalla Procura di Bolzano. Lo stesso che esaminò la salma della moglie Laura Perselli: constatò che era stata strangolata, come poi confermato dal figlio Benno, durante la confessione. Nel punto dove è stato trovato il corpo di Peter, i familiari hanno portato fiori e candele, così come avevano fatto quando il 6 febbraio era stato trovato quello di Laura in un’ansa del fiume, ad Egna, in provincia di Bolzano.