Il processo a Derek Chauvin, l'agente di polizia accusato di aver ucciso l'afroamericano George Floyd il 25 maggio 2020 nella città di Minneapolis, è giunto alla sua seconda settimana di dibattito in Aula. La Corte ha deciso di fare chiarezza su due dei punti fondamentali della vicenda: le cause della morte di Floyd e la letalità del gesto di Chauvin il giorno dell'arresto della vittima.

Al banco dei testimoni sono stati chiamati membri della polizia e del personale medico che hanno offerto spiegazioni dettagliate circa i fatti. La testimonianza più attesa era quella di Andrew Baker, il medico legale della Contea di Hennepin incaricato di svolgere l'autopsia sul corpo di Floyd, che ha concluso che la morte sia avvenuta per omicidio in seguito a un ''arresto cardiopolmonare complicato dall'azione di sottomissione, costrizione e compressione del collo operato dalle forze dell'ordine''.

Baker ha anche chiarito che la vittima soffrisse di cardiopatia intensiva, una patologia medica che rende la dimensione del cuore più grande del dovuto. I legali della famiglia Floyd continuano ad attribuire la piena colpevolezza a Derek Chauvin e gli contestano tre capi d'accusa propri del sistema penale americano, ovvero: omicidio involontario di secondo grado, omicidio colposo e omicidio di terzo grado.

I difensori di Chauvin portano invece avanti la linea secondo cui la morte dell'afroamericano sia avvenuta per overdose da fentanyl, un potente analgesico a base di oppiacei utilizzato solitamente per la cura del dolore cronico.

La ricostruzione dell'accusa

Gli avvocati dell'accusa hanno portato in Aula il video di circa 10 minuti in cui si vede chiaramente l'agente Chauvin premere il collo sul ginocchio di Floyd che giaceva ammanettato e sdraiato prono sull'asfalto.

La testimonianza video è uno dei punti cruciali del processo, specie per via dell'eco mediatica che la sua diffusione on line ha avuto e continua ad avere sia livello nazionale che internazionale.

L'accusa pone l'accento sul fatto che Chauvin abbia continuato a immobilizzare l'afroamericano anche dopo che questi aveva perso conoscenza; inoltre, secondo quanto ricostruito, l'arrivo dei soccorsi avvenne circa 20 minuti dopo quello della polizia, fattore che rappresenterebbe un'ulteriore aggravante.

Benjamin Crump, uno degli avvocati della famiglia Floyd, il 29 marzo scorso aveva dichiarato che ''questo assassinio non è una caso facile da giudicare''; il Procuratore ha aggiunto che, per via del ''ricorso a un uso eccessivo e irragionevole della forza contro un uomo che non costituiva alcuna minaccia'', l'agente ''non può essere considerato innocente''.

Nel caso in cui Chauvin dovesse risultare colpevole potrebbe passare in carcere dai 10 ai 40 anni o essere condannato all'ergastolo.

La ricostruzione della difesa

Eric J. Nelson, uno degli avvocati difensori, ha interrogato il medico legale Baker circa la massiccia presenza di fentanyl nel corpo della vittima ma il medico legale ha sottolineato che la concentrazione di sostanze stupefacenti non si presta a un esame obiettivo ma dev'essere studiata in relazione alla persona che le assume.

Sembra infatti che Floyd usasse da tempo l'analgesico e che, proprio per questo, la possibilità di morire per overdose fosse minima in quanto il suo corpo ne fosse ormai assuefatto.

Nelson ha anche interrogato la patologa forense Lindsey C.Thomas che, incalzata dalla domanda ipotetica circa la possibilità di trovare ''una persona a casa'' senza vita che dopo l'autopsia risulterebbe avere in circolo massicce dosi di anfetamine e oppiacei certificherebbe la ''morte come overdose”, ha risposto ''in assenza di altre realtà, si,”; la dottoressa ha però precisato che, nel caso di Floyd, l'azione della polizia è risultata fondamentale per la morte.

Dello stesso avviso si sono dimostrati anche i medici Martin J.Tobin e Bill Smock che, durante le loro dichiarazioni, hanno parlato di morte per ''asfissia'' ma anche di ''omicidio''.

La testimonianza del capo della polizia di Minneapolis

Un'altra delle testimonianze cruciali è quella resa da Medaria Arradondo, capo della Polizia di Minneapolis. Il militare ha infatti accusato aspramente l'operato di Derek Chauvin, dichiarando che la mossa di costrizione da lui usata per trattenere l'uomo afroamericano ''non è qualcosa che insegniamo''.

Anche Jody Steiger, chiamato a testimoniare in quanto esperto della polizia di Los Angeles, ha chiarito che non vi fosse bisogno di usare forza nei confronti della vittima e che l'azione di Chauvin è da considerarsi come ''uso letale della forza''.

Le parole dei militari hanno suscitato non poco scalpore, specie perché il processo a George Floyd è uno dei più importanti degli ultimi trent'anni non solo all'interno dello Stato del Minnesota ma anche degli Stati Uniti.

Secondo i dati di una statistica del Washington Post infatti, ogni anno, solo negli States vengono uccisi dalle forze di polizia circa 1000 individui e, dal 2005 ad oggi, solo 110 agenti sono stati processati. Dei 42 che hanno ricevuto una condanna per diversi reati, solo 5 sono stati chiamati a rispondere dell'accusa di omicidio.