"Ti prego torna, stiamo morendo. Faremo come ci dirai tu": Saman Abbas sarebbe stata tradita da un sms inviatole da sua madre Nazia Shaheen. Il messaggio che risale ad alcuni mesi fa, manifesterebbe, se non un piano criminale, l'intenzione di riportare sotto il proprio controllo una figlia ribelle che 'disonorava' la famiglia pakistana integralista. "È una vergogna per la nostra famiglia", aveva detto di lei proprio la mamma: Saman, oltre ad opporsi alle nozze combinate, si era avvalsa della legge italiana e aveva denunciato i genitori.

I nuovi elementi indiziari, spingono gli inquirenti a pensare una sola cosa: tutto l'intero clan familiare della ragazza, padre, madre, due cugini e uno zio, sarebbe coinvolto nella sua sparizione, culminata per la Procura di Reggio Emilia in un omicidio meticolosamente pianificato.

Ma il corpo di Saman, scomparsa il 30 aprile da Novellara, nella Bassa Reggiana, malgrado ricerche intensive tra campi e serre, ancora non si trova.

Lusinghe della madre a Saman

Il messaggio inviato dalla mamma a Saman, sarebbe stata una macchinazione per riportarla in famiglia. Risale allo scorso dicembre, quando la ragazza si trovava in una comunità protetta, molti mesi prima del rientro nella cascina dove viveva e lavorava tutta la famiglia Abbas. Per gli inquirenti, racconterebbe la strategia di un clan che non intendeva permettere alla ragazza di vivere liberamente la propria vita. Saman aveva un fidanzato, d'origine pakistana, con cui voleva andare via. Tra lei e i genitori, il contrasto era diventato insanabile.

Minorenne, Saman aveva trovato il coraggio di denunciarli rifiutando nozze forzate con un cugino in Pakistan. I servizi sociali l'avevano trasferita in un centro a Bologna. Il 18 dicembre, Saman era diventata maggiorenne. Nei progetti dei genitori, le nozze si sarebbero dovute svolgere il 22 dicembre, ed erano già stati acquistati i biglietti aerei.

Lo scorso 11 aprile, la ragazza, malgrado gli assistenti sociali le avessero spiegato che avrebbe corso dei rischi, aveva volontariamente lasciato il centro di accoglienza ed era tornata a casa. Si era davvero lasciata convincere dalla madre che le annunciava che le avrebbero permesso di fare le sue scelte? Forse si era fidata, oppure era tornata spinta dall'esigenza di riprendere i documenti, li aveva suo padre Shabbar, per potere andare via.

La sera del 30 aprile le sarebbero stati restituiti i documenti, ma si sarebbe trattato di un nuovo tranello. Quella sera, Saman è scomparsa dopo essere uscita con la madre e il padre dalla cascina in cui vivevano, come testimoniato da un video della zona che li ha ripresi andar via, ma al ritorno in casa lei non c'era più. Sarebbe stata uccisa dallo zio Danish Hasnain, come ha raccontato ai carabinieri il fratello minore dopo essere stato fermato a Imperia nel tentativo di raggiungere il confine a Ventimiglia, proprio con Danish che è scappato. Della famiglia, il fratello è l'unico ad aver parlato. "Nella nostra cultura va bene quando una ragazza scappa di casa, ma quando smette di essere musulmana viene uccisa", ha detto.

"L'ha uccisa mio zio, ho paura di lui: mi minacciava di non dire nulla ai carabinieri, altrimenti avrebbe ucciso anche me", ha aggiunto.

Un racconto che il minore dovrà confermare venerdì prossimo nelI'incidente probatorio disposto dalla Procura di Reggio Emilia. Madre e padre sono indagati per omicidio premeditato in concorso con lo zio Danish Hasnain, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, e i cugini Nomanulhaq e Ikram Ijaz, l'unico finora arrestato: fermato in Francia il 28 maggio scorso mentre tentava di raggiungere la Spagna, estradato, ora è in carcere a Reggio Emilia. Madre e padre anche loro latitanti, si troverebbero in Pakistan. Sono stati registrati all’aeroporto di Malpensa poco prima di imbarcarsi, il 1 maggio, per il Pakistan.

I biglietti aerei erano stati acquistati il 26 aprile dallo zio Danish Hasnain.

Caccia ai latitanti

Su Danish Hasnain, e il cugino Nomanulhaq pende un mandato di cattura europeo. Sono ricercati principalmente in Spagna, Francia, Belgio. Intanto, continuano senza sosta le ricerche del corpo di Saman tra campi di cocomeri e serre. Perlustrazioni meticolose vengono fatte metro per metro attraverso carotaggi, con l'ausilio di cani molecolari e con uno strumento, l'elettromagnetometro, che permette di rivelare anomalie nel terreno.

L'area da verificare è molto estesa e manca qualsiasi indicazione: da Ikram Ijaz, unico degli accusati in carcere, si aspettavano rivelazioni utili. Quando è stato interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Più lunga e complessa, è la procedura per la rogatoria volta a far tornare dal Pakistan i genitori di Saman.