Perché quella sera aveva un'arma con il colpo in canna e perché ha sparato: sono le cruciali domande che il gip di Pavia ha più volte posto a Massimo Adriatici, 47enne assessore alla Sicurezza del comune di Voghera, oggi, 23 luglio, durante l'interrogatorio di garanzia per l'uccisione del 39enne marocchino El Boussettaoui, detto 'Musta'.

Avvocato penalista ed ex sovrintendente di polizia, Adriatici si trova ai domiciliari dopo la tragica lite avvenuta la sera del 20 luglio con il 39enne. 'Musta', migrante, pregiudicato per furto e spaccio, le cronache locali lo definiscono essere un vagabondo e un 'disturbatore seriale', avrebbe aggredito Adriatici con un pugno.

Un unico ma letale colpo partito dalla calibro 22 regolarmente detenuta dall'amministratore leghista, lo ha ucciso.

Caso Voghera, attesa la decisione del gip

Accompagnato dai suoi difensori, Adriatici ha lasciato in auto il palazzo di Giustizia di Pavia passando da un'uscita laterale, per rientrare a Voghera dove da martedì notte è agli arresti domiciliari. Nella deposizione di circa tre ore, l'assessore nella giunta di centrodestra guidata dal sindaco Paola Garlaschelli, ha risposto a tutte le domande poste dal gip Maria Cristina Lapi che dovrà decidere, entro domani alle 15, se confermare gli arresti. Per la Procura, Adriatici deve rimanere ai domiciliari perché potrebbe reiterare il reato o inquinare le prove

Adriatici ha ribadito quanto in parte già riferito al pm Roberto Valli e ai carabinieri.

Ha parlato di legittima difesa: durante la colluttazione con Musta sarebbe caduto a terra e sarebbe partito un colpo. "Non ho un ricordo preciso, ero confuso, non so come sia partito il colpo", avrebbe detto. Gli avvocati del suo stesso studio legale che lo difendono hanno riferito solo che l'assistito, ora affranto e distrutto, sarebbe stato vittima di una violenza inattesa.

Arrestato in flagranza di reato dai carabinieri, è stato accusato inizialmente di omicidio volontario, poi di eccesso colposo di legittima difesa. L'esatta dinamica dei fatti, è ancora tutta da ricostruire. Secondo alcuni testimoni, il marocchino in stato di ubriachezza, dopo aver disturbato alcuni avventori di un bar a piazza Meardi, avrebbe lanciato addosso ad Adriatici una bottiglia.

L'assessore avrebbe minacciato di chiamare la polizia, forse avrebbe esibito l'arma da fuoco, quindi sarebbe stato atterrato. Rilevanti saranno testimonianze e perizie balistiche, ma anche l'analisi minuziosa delle immagini registrate da una telecamera di videosorveglianza di un privato che raccontano molto ma non tutto dell'accaduto: manca il momento dello sparo. È stato nominato un consulente informatico: dovrà migliorare la qualità delle immagini del video. Subito dopo lo sparo, l'assessore avrebbe telefonato al commissariato di polizia e non al 118.

Adriatici, lo 'sceriffo' di Voghera

Detentore di un regolare porto d'armi e frequentatore di poligoni, l'assessore che si è autosospeso dall'incarico, è conosciuto a Voghera con l'appellativo di 'sceriffo'.

Così lo chiamano sia i sostenitori che i detrattori: in città è noto il suo pallino per l'ordine pubblico. Figlio di un comandante della Stradale, sovrintendente della polizia per 16 anni, già docente di diritto penale e di diritto processuale penale alla scuola di Allievi Agenti della Polizia di Stato di Alessandria e dell'Università del Piemonte Orientale, Adriatici è assessore alla Sicurezza a Voghera dall'ottobre del 2020.

Eletto nelle file della Lega, vanta tra le sue battaglie quella contro i senza fissa dimora. Sarà da accertare perché martedì sera girasse con un proiettile già pronto per essere esploso, e se perlustrasse il centro cittadino perché chiamato da qualcuno o per far rispettare un'ordinanza anti alcol da lui promossa.

La sorella della vittima: 'Ucciso come un cane'

Due figli di 8 e 5 anni e una moglie in Marocco, Musta era un uomo fragile. La sua situazione psichica sarebbe precipitata di recente: tre settimane fa, era stato sottoposto a un Tso. La sorella, Bahija El Bossettaoui, cittadina italiana come i loro genitori, chiede giustizia. "Pensano di avere ammazzato un cane, ma si sbagliano", ha detto. E ha chiesto: "Dov'è la legge in Italia? Mio fratello non aveva un fucile, non era violento. Perché quell'assessore aveva una pistola? Siamo in Italia o nella foresta?" Bahija ha riferito che spesso aveva portato Musta a casa, ma lui preferiva dormire sulle panchine.

Debora Piazza che lo difendeva da cinque anni, ha detto che all'autopsia non hanno potuto partecipare i legali dei familiari. Non è stato avvisato nessuno, come prevede la legge, perché, a detta dei carabinieri si riteneva che non avesse parenti in Italia.