L'assassino di Luigi Cherchi, l'allevatore 67enne originario di Noragugume, paesino in provincia di Nuoro, brutalmente freddato ieri 2 settembre nella sua azienda a pochi passi dalla statale 33 che porta a Orune, secondo gli inquirenti avrebbe commesso un grave errore. A pochi passi dal corpo senza vita della vittima, infatti, i carabinieri della compagnia di Ottana e i colleghi del Nucleo investigativo del comando provinciale di Nuoro, hanno ritrovato un fucile, probabilmente utilizzato per freddare l'allevatore. “Anche se – assicura il procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso – non abbiamo ancora la certezza che l'allevatore sia stato ucciso a fucilate”.

Ora infatti l'arma è stata affidata ai militari del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dell'Arma, che dovranno analizzarla per trovare qualche traccia utile alle indagini. Luigi Cherchi era una persona molto riservata, fratello di Salvatore e Giuseppe, uccisi nel lontano 1998 durante la terribile faida che aveva sconvolto il paese del Marghine. Un altro fratello della vittima, Giulio, anni fa era stato condannato per omicidio, sempre riconducibile alla serie di delitti che avevano investito il paesino del nuorese di poco più di 300 abitanti. Giulio Cherchi, tra l'altro, per diversi anni si era dato alla macchia prima di essere catturato e condannato per omicidio.

Ucciso a freddo

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell'Arma, Luigi Cherchi è stato sorpreso dal suo assassino proprio mentre stava uscendo dal suo podere, sulla provinciale 33.

Il brutale omicidio, secondo gli inquirenti, sarebbe andato in scena introno alle 19:30. Orario in cui l'allevatore, generalmente, rientrava a casa dopo aver accudito i suoi animali. Chi conosceva Luigi Cherchi assicura che da anni facesse una vita ritirata. Insomma usciva dalla sua abitazione soltanto per andare al podere dove aveva comunque pochi animali, alcuni cavalli e delle mucche.

Ad accorgersi del corpo senza vita dell'uomo sono stati alcuni allevatori, vicini di podere, che mentre facevano rientro in paese hanno visto il corpo senza vita dell'uomo riverso a terra, proprio a due passi dalla sua automobile. Immediata la chiamata al 112 e l'arrivo dei carabinieri, coordinati dal procuratore. I militari hanno dato il via alle indagini, delimitando il teatro dell'omicidio con il nastro rosso e bianco, in modo da renderlo inaccessibile se non agli addetti ai lavori.

I militari del Ris, in tuta bianca, hanno setacciato le campagne circostanti, trovando appunto il fucile. Per ora, comunque, la pista più accreditata è quella legata alla faida iniziata negli anni Novanta proprio a Noragugume.

Il sindaco di Noragugume

“Ero a Sassari, stavo partecipando a una riunione – racconta ancora scossa Rita Zaru, sindaca di Noragugume – mi è letteralmente crollato il mondo addosso. Anche perché stavamo appunto parlando dei nuovi progetti che avrebbero interessato il nostro bellissimo paese”. Una notizia che ha fatto ricordare i fatti sanguinosi accaduti 23 anni fa: “Il nostro paese ora si deve rialzare – assicura la prima cittadina – Chiedo a tutta la comunità un gesto di serietà e responsabilità.

Bisogna darsi da fare in fretta anche perché il nostro è un paese di brava gente. Ciò che più mi preme – spiega la sindaca – è che soprattutto chi ci guarda dall'esterno non ci associ alla faida andata in scena più di vent'anni fa. Noragugume – sottolinea – è un paese molto ospitale. La gente è onesta e laboriosa e non merita di essere associata a quei fatti delittuosi accaduti nei lontani anni Novanta. Conoscevo la vittima – conclude - una persona mite e ritirata. Lo si vedeva poco in giro così come in campagna. Mi auguro che il responsabile o i responsabili siano individuati al più presto”.