Alla fine il movente della rapina andata male è stato subito scartato dagli inquirenti. Secondo quanto accertato dagli investigatori infatti Paolo Fonsatti, 73 anni, ex sottoufficiale dell’esercito trovato morto nel pomeriggio di ieri, 19 agosto, nella sua abitazione nella borgata di S’Ungroni, ad Arborea, a due passi da Oristano, sarebbe stato brutalmente ucciso con diverse coltellate dal nipote. Giancarlo Fonsatti, 55 anni, conosciuto con il nome di Renato, che questa mattina, 20 agosto, è “stato sottoposto a fermo per omicidio volontario”, si legge nelle carte firmate dal procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso.

Ora il presunto assassino si trova in ospedale, a Cagliari, dove questa mattina è stato trasferito ed è tenuto sotto controllo dai carabinieri. L’uomo, inizialmente, aveva raccontato ai militari di essere stato aggredito all’interno della casa dello zio da due malviventi. Entrambi avevano il volto scoperto e avrebbero fatto irruzione nell’abitazione dell’ex militare per compiere una rapina. Rapina che, secondo il nipote, sarebbe poi sfociata nella morte dello zio (ucciso a coltellate) e nel suo ferimento ad una mano. Questa mattina il medico legale Roberto Demontis effettuerà l’autopsia sul corpo del 73enne, per cercare di capire quali siano le reali cause della morte dell’uomo. Il movente del delitto è ancora sconosciuto.

Sembrerebbe però che il presunto assassino avesse problemi con l’alcol e spesso chiedeva del denaro allo zio. Ipotesi però che sono ancora al vaglio degli inquirenti.

L’allarme lanciato dal nipote

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, giunti per primi sul luogo del delitto, sarebbe stato proprio Giancarlo Fonsatti a dare per primo l’allarme.

Il 53enne infatti, sarebbe poi scappato dall’abitazione dello zio e avrebbe raggiunto un bar, con ancora i vestiti sporchi di sangue. E proprio dal bar avrebbe chiesto aiuto ai carabinieri che in pochi minuti hanno raggiunto la casa dello zio, nella borgata di S’Ungroni, ad Arborea. L’uomo, di fronte ai militari, ha fornito la sua versione dei fatti.

E cioè di una tentata rapina andata male e poi sfociata nell’uccisione dello zio e nel suo ferimento alla mano. Una versione che però non ha da subito convinto gli inquirenti.

I militari infatti hanno voluto vederci chiaro. Dopo aver sentito diversi testimoni e dopo aver effettuato diversi rilievi ieri i militari hanno poi contattato i colleghi del Ris di Cagliari, il reparto d’investigazioni scientifiche dell’arma. I militari in camice bianco hanno sciolto tutti i dubbi degli investigatori. All’interno dell’abitazione dell’ex militare, infatti, non sono state trovate altre impronte se non quelle del nipote Giancarlo. Così come le tracce di sangue e anche le impronte delle scarpe appartenenti sempre a Giancarlo Fonsatti.

Insomma per i carabinieri all’interno di quell’abitazione non sarebbe entrato nessuno. Se non la vittima ed il presunto assassino.

Il movente e l’arma del delitto

Dalle numerose testimonianze raccolte dagli investigatori dei carabinieri sembrerebbe che Giancarlo Fossati, molto spesso e con insistenza, chiedeva del denaro allo zio ma anche ad altri parenti. Tra l’altro le sue richieste erano pressanti anche sui generi alimentari. L’uomo infatti, ufficialmente disoccupato, aveva seri problemi con l’alcol anche se poi gli inquirenti non escludono che facesse uso anche di sostanze stupefacenti. L’arma del delitto, quasi sicuramente un grosso coltello da cucina, non è stata ancora trovata. Probabilmente l’uomo l’avrebbe occultata dopo il delitto cosi come, secondo i Ris, avrebbe anche tentato di ripulire il luogo del brutale omicidio.

Il colpo mortale che ha ucciso l’ex militare sarebbe stato inferto al petto. E non si capisce se lo stesso nipote si sia ferito alla mano durante la colluttazione con il parente o si sia lui stesso ferito per inscenare appunto una rapina. Per ora il presunto assassino non è stato ancora interrogato e non ha ancora rilasciato nessuna dichiarazione. Le indagini sono ancora in corso.