Era a casa della madre, attaccata alla sua, Pierangelo Pellizzari, il 61enne che ieri mattina, 10 settembre, ha ucciso a colpi d'arma da fuoco la moglie 30enne, Rita Amenze, a Noventa Vicentina sul piazzale dello stabilimento dove la donna lavorava.
Per 30 ore, l'uomo che avrebbe pianificato l'omicidio nei minimi dettagli, e forse anche la fuga, era riuscito a far perdere le sue tracce. La caccia all'uomo si è conclusa oggi nel primo pomeriggio: i carabinieri lo hanno arrestato nel suo comune di residenza, a Villaga, con l'accusa di omicidio aggravato.
Pellizari, catturato a casa
Le ricerche cominciate ieri dopo il delitto, sono andate avanti per tutta la notte. Non è stato escluso alcun luogo: sono stati setacciati casolari nei dintorni dell'abitazione di Pellizzari. I carabinieri lo hanno cercato nelle campagne e sui colli Berici con l'ausilio di un elicottero, droni e cani molecolari. Sono stati fatti posti di blocco. Stamattina i sommozzatori hanno dragato un canale della zona perché si era ipotizzato che dopo l'omicidio Pellizzari si potesse essere tolto la vita.
La svolta è arrivata nelle scorse ore quando Pellizzari è stato sorpreso nel pollaio di casa dove è rimasto quasi un giorno intero. Vi si era rifugiato dopo aver ucciso la moglie ed essere fuggito, prima a bordo della sua Jeep grigia, poi con una vespa, infine a piedi.
Alla vista dei carabinieri, non ha opposto resistenza. Nicola Bianchi, comandante provinciale di Vicenza, ha confermato che l'uomo è stato portato nella caserma cittadina per essere interrogato dai magistrati titolari dell'indagine, Hans Roderich Blattner e Angelo Parisi.
L'agguato mortale e la disperazione delle colleghe
Origini nigeriane, Rita Amanze era tornata una decina di giorni fa dal suo paese natale dove era andata per riabbracciare i tre figli avuti da una precedente relazione.
Dopo quel viaggio, aveva deciso di porre fine al matrimonio con Pellizzari, durato poco più di due anni, e di lasciare la casa di Villaga in cui i due vivevano per andare a stare da un'amica. Avrebbe compiuto gli anni il prossimo 26 settembre.
Lui, un passato di lavori precari in cantieri edili, attualmente disoccupato, descritto dai residenti di Villaga come un bighellone sempre trasandato, coi capelli lunghi e la barba incolta, non accettava la fine della relazione.
Nella strage continua di donne, questo femminicidio è stato commesso a pochi giorni da quello di Chiara Vicentini, la 27enne uccisa da un vicino di casa 38enne nel veronese.
Ieri mattina alle 7 e 15, Pellizzari ha teso alla moglie l'agguato mortale davanti alla ditta di Noventa Vicentina che si occupa della coltivazione e del confezionamento dei funghi dove la donna lavorava come operaia. A quell'ora, si accingeva a prendere servizio. Lui si è nascosto dietro gli alberi che costeggiano il parcheggio dell'azienda: quando l'ha vista arrivare, è uscito alla scoperto, ha estratto un'arma, illegalmente detenuta, ha esploso in rapida successione quattro colpi, tre dei quali non hanno dato scampo alla donna, rimasta esanime a terra tra le urla disperate delle colleghe.
Il quarto colpo è stato esploso in aria per garantirsi la via di fuga.
"L'abbiamo vista morire davanti ai nostri occhi e non abbiamo potuto fare niente": nelle parole, la disperazione delle altre operaie. Testimoni hanno riferito di aver visto l'uomo infilare l'arma nella giacca, salire sulla Jeep per poi dileguarsi. Prima del delitto, è stato ripreso dalla telecamera di un bar poco distante dall'azienda dove lavorava Rita. Ha preso un caffè: nelle immagini, l'agitazione dell'uomo. "Se puoi, perdonaci" ha scritto su un bigliettino una residente che ha portato un mazzo di fiori davanti alla azienda.
Pellizzari, revoca del porto d'armi e condanna
Probabilmente, Rita Amenze si è dovuta rendere conto presto che l'uomo che aveva scelto di avere a suo fianco per la vita era un violento.
Pellizzari ha alle spalle una relazione finita con una donna rumena culminata, nel 2018, con una condanna per minacce e lesioni. Ancor prima, nel 2008 gli era stato revocato il porto d'armi. Ma questo Rita non lo sapeva. Arrivata nel 2017 dalla Nigeria come rifugiata politica, lo aveva conosciuto l'anno seguente e si erano sposati.
La relazione, specie negli ultimi tempi, era costellata di liti, forse anche di episodi di violenze mai denunciati dalla donna. Tutto era peggiorato da quando Rita aveva ripetutamente manifestato l'intenzione di far venire i figli in Italia. Ora in paese sono in molto a dire che lui la maltrattava e la teneva sempre sotto controllo. In municipio, Pellizzari lo si vedeva spesso: andava a chiedere sussidi. Il sindaco di Villaga, Eugenio Gonzato, ha riferito che ultimamente lei lo manteneva: il movente del delitto potrebbe essere anche economico.