L'ex calciatore Fabrizio Miccoli dovrà scontare tre anni e sei mesi di reclusione per estorsione, aggravata dal metodo mafioso. La sentenza è stata decisa dalla seconda sezione penale della Cassazione, la quale ha confermato quanto era stato già deciso nel mese nel gennaio 2020 dalla Corte di Appello di Palermo. Per l'ex attaccante del Palermo non sarebbero previste altre misure alternative alla detenzione. Miccoli era stato accusato per aver chiamato Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino, al quale avrebbe affidato il compito di recuperare dodici mila euro dall'imprenditore Andrea Graffagnini, titolare della discoteca "Paparazzi", per conto dell'ex fisioterapista della società calcistica del Palermo Giorgio Gasparini.
Miccoli si è rivolto a Lauricella dopo averlo conosciuto proprio durante l'esperienza calcistica maturata in Sicilia. L'ex calciatore ha confermato di aver preso in considerazione Lauricella per l'amicizia che si era creata durante l'esperienza al Palermo senza mai alludere alla caratura di carattere mafioso di Antonino detto "u' Scintillone".
Le frasi ingiuriose verso Giovanni Falcone
L'ex attaccante è stato poi criticato per aver espresso frasi ingiuriose durante una telefonata che avrebbe avuto prima dell'incontro con Mauro Lauricella, su Giovanni Falcone, il quale fu etichettato come "quel fango". Successivamente, il signor Miccoli si è scusato anche tramite un video social per le dichiarazioni che si riferivano al magistrato che fu vittima della strage di Capaci commissionata da Cosa Nostra e avvenuta il 23 maggio 1992.
Le frasi, però, come sottolineato dalla Corte di appello non avevano alcun elemento per proseguire con la sentenza di condanna. Questo episodio è però costato al calciatore la revoca della cittadinanza onoraria del comune di Corleone.
Il carcere di Rovigo e le parole del sindaco pugliese
L'ex calciatore si è recato presso il carcere di Rovigo nella giornata di mercoledì 24 novembre dove ha anche dichiarato di essere distrutto mentalmente.
Il suo avvocato, Antonio Savoia, del foro di Lecce ha confermato che ha scelto di scontare la pena in Veneto dove nessuno lo conosce per stare lontano da tutti. Soltanto la famiglia lo andrà a trovare quando sarà possibile e, secondo quanto raccontato dal legale, l'ex attaccante non condivide la sentenza perché si è spesso adoperato per la città di Palermo, e anche per quella di Lecce, con donazioni soprattutto durante la pandemia. L'ex sindaco di San Donato di Lecce, Ezio Conte, si è espresso sulla vicenda confermando che il calciatore non è un mafioso.