"L'odore di gas usciva anche dai bagni": lo dicono ora i sopravvissuti all'esplosione avvenuta sabato scorso a Ravanusa, nell'agrigentino, che ha ucciso nove persone. Dalle testimonianze emerge una realtà in cui i residenti convivevano con la paura, più o meno costante, di fughe di gas e alcuni, come l'ex bidello Vito Alletto, temevano il peggio.

A via Trilussa, dove sono crollate quattro palazzine, i vigili del fuoco al lavoro ininterrottamente da tre giorni, hanno individuato i corpi senza vita dei due dispersi. Le vittime sono così diventate nove.

Anche oggi, 14dicembre, mentre erano in corso le ricerche, il forte odore di gas nel centro storico ha fatto scattare l'allarme e sono state chiuse le strade per fare controlli immediati.

Vicino di casa delle vittime: 'Puzza insopportabile'

Vito Alletto, ex bidello nella scuola Don Bosco di Ravanusa in pensione da un anno, abita in una via parallela a quella dell'esplosione avvertita sabato sera in tutto il paese "fino a Canecattì". Conosceva le vittime. Aggirandosi stravolto, come altri concittadini, tra le macerie delle quattro palazzine completamente distrutte, si è ricordato di quello che aveva detto una volta ai suoi colleghi e che oggi suona come una profezia che si è purtroppo avverata: "Qualche giorno qua scoppierà tutto in aria".

Ai giornalisti, ha riferito infatti, che spesso in questi anni la puzza di gas era insopportabile e per questa ragione le segnalazioni le hanno fatte tutti. "Più volte negli ultimi quattro anni abbiamo denunciato persistente puzza di gas. Venivano i tecnici, ma ci dicevano sempre che si trattava di problemi di caldaia". Di fronte a preoccupazioni insistenti espresse, "mi rimproveravano: 'lei deve fare il suo lavoro'".

Ha aggiunto: "Noi non siamo tecnici, i signori dell’Italgas venivano e guardavano con gli apparecchi e ci dicevano così, purtroppo questo è il risultato”.

Ravanusa, da anni con la paura del gas

La strage poteva essere evitata? Cinque giorni prima dell'esplosione c'era stato un intervento di manutenzione ordinaria di una ditta di Caltanisetta per conto di Italgas che non aveva rilevato anomalie nel metanodotto.

I testimoni dicono che nella zona diventata un cratere sentivano in quei giorni un odore strano. Il sindaco di Ravanusa, Carmelo D'Angelo, ha riferito che non era arrivata alcuna segnalazione in Comune. Italgas ha comunicato che non risulterebbero reclami o chiamate d’intervento per fughe di gas. Il colonnello Vittorio Stringo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, ha detto: "Dovremo verificare anche le modalità con cui questo collaudo è stato effettuato".

L'inchiesta della Procura di Agrigento, che ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposi, al momento a carico di ignoti, vuole fare chiarezza sui lavori di manutenzione e sui collaudi, a cominciare da quello di cinque giorni fa.

Tanti gli elementi in gioco: il paese è a rischio dissesto idrogeologico e l'ipotesi prevalente è che ci sia stata una perdita di gas dal metanodotto, causata da una frana. Da vagliare anche tutta la serie di appalti e subappalti in una giungla di competenze e controlli dell'impianto, tra i più vecchi della Sicilia e forse d'Italia, perché risale al 1984.

Meno di un anno fa si sfiorò la strage: allora fu evacuato un quartiere per una fuga di gas. Testimoni hanno riferito che il gas usciva dalla fognatura, dal water, dai tubi del lavandino. Tra di loro, don Filippo Barbera, parroco della chiesa di San Giacomo: "Io stesso nelle vicinanze della Chiesa Madre ho avvertito nei mesi scorsi, a maggio o a giugno, un odore acre di gas".

Relazione del 2014: 'Urge risanamento'

Nel 2014, l'Italgas fu commissariata per sei mesi dal Tribunale di Palermo. I pm di Palermo avevano infatti chiesto e ottenuto per Italgas il commissariamento in seguito a una inchiesta partita sulla società Gas spa con presunte infiltrazioni mafiose. Gli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di Palermo nella relazione stilata, dopo aver controllato attraverso un pool di tecnici la rete del metano gestita dalla società, scrissero: "Il 76% delle tratte di rete indagate deve essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento".

Italgas ha replicato che tutte le situazioni a rischio furono sanate "laddove necessario". E ha specificato: "Con riferimento alle notizie diffuse da alcune agenzie di stampa, al fine di fornire tutti gli elementi necessari per una esatta ricostruzione dei fatti ed evitare speculazioni dannose e distorte, Italgas rammenta che la rete di Ravanusa non è stata oggetto di indagine e rilievi nel periodo di amministrazione giudiziaria del 2014". La relazione degli amministratori sarà allegata al fascicolo d'indagine.