La morte di Liliana Resinovich è ancora un giallo. L'autopsia ha confermato che il corpo senza vita ritrovato vicino all'ex Opp di Trieste, mercoledì 5 gennaio, è quello della 63enne scomparsa da casa il 14 dicembre scorso. Secondo l'autopsia la donna sarebbe deceduta per scompenso cardiaco acuto, ma non sono chiare però le circostanze che l'avrebbero provocato. Al momento tutte le piste investigative sono aperte ed è stata smentita l'apertura di un fascicolo di indagine, a carico d'ignoti, per omicidio. Del caso di Cronaca Nera si sta occupando il procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo.
L'autopsia sul corpo di Liliana
Nella giornata di martedì 11 gennaio è arrivata la conferma ufficiale che il corpo rinvenuto in due sacchi neri in un'area boschiva nei pressi dell'ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste appartiene a Liliana Resinovich. Il riconoscimento è stato effettuato dal marito Sebastiano Visintin, 72 anni, arrivato in questura con una cugina e con il fratello della donna. "Mi hanno fatto vedere le foto - ha dichiarato il fotografo in pensione - avrei voluto farle una carezza".
L'autopsia, svolta dall'equipe del dottor Fulvio Costantinides, ha stabilito che Liliana è morta per uno "scompenso cardiaco acuto" in quanto, sul suo corpo, non sarebbero stati rilevati "traumi provocati da mano altrui atti a giustificare il decesso".
Impossibile, dunque, almeno per ora, dire cosa sia accaduto all'ex dipendente della regione Friuli Venezia Giulia. In merito il Procuratore Antonio De Nicolo ha sottolineato che per conoscere in maniera attendibile la causa effettiva sarà necessario aspettare gli esiti degli esami tossicologici che, da quanto si apprende, non saranno disponibili prima di trenta giorni.
Nessun indagato per la morte di Liliana
La procura di Trieste, con una nota, ha comunicato che sono in corso ulteriori accertamenti e ha smentito l'apertura di un fascicolo d'indagine per il reato di omicidio. Come puntualizzato da De Nicolo, per ora non ci sarebbe alcuna ragione per variare la rubricazione del fascicolo processuale, aperto, a carico di ignoti, poco dopo la scomparsa di Liliana Resinovich per l'ex art.
605 del codice penale, ipotesi di sequestro di persona: "Allo stato non vi sono motivi per privilegiare l’ipotesi che il decesso sia avvenuto a causa di condotte altrui rispetto a quella del decesso avvenuto per mano propria".
Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire le ultime ore di vita della 63enne e stanno scandagliando le sue relazioni e il rapporto con il marito Sebastiano. L'uomo avrebbe fornito agli inquirenti due versioni contraddittorie. Inizialmente ha dichiarato che la mattina in cui la moglie è scomparsa è uscito in bici per provare una nuova videocamera. Poi, smentito da alcuni testimoni, ha detto di essere stato impegnato come affilatore di coltelli. “Ho parlato con la Questura - ha spiegato in proposito - ed ho chiesto scusa se le prime volte non ho detto le cose giuste". Quindi si è giustificato dicendo che non riteneva opportuno parlare dei coltelli perché è un lavoro che svolge in nero.