È la quinta giornata di guerra in Ucraina, da quando Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, ha invaso lo stato. Si combatte a Kiev e in altre città grandi e piccole, mentre delegazioni dei due paesi si sono incontrate stamattina per un un negoziato a Gomel, sul confine tra Ucraina e Bielorussia dal lato bielorusso.

Dalle organizzazioni internazionali e dai singoli Paesi arrivano ulteriori risposte politiche ed economiche all’aggressione di Putin. Si tratta di sanzioni ma anche di sostegno alle forze ucraine: la Commissione europea ha chiuso lo spazio aereo a tutti i velivoli russi, ha aperto le porte ai rifugiati con la Direttiva sulla protezione temporanea e per la prima volta nella sua storia finanzierà l’acquisto di armi per l’esercito ucraino.

Oggi dovrebbe riunirsi una sessione speciale di emergenza dell’Assemblea Generale dell’ONU, per la prima volta dal 1982.

Da tutto il mondo arrivano condanne più o meno ferme alla guerra in Ucraina: se il mondo occidentale si muove compatto - con il sostegno del gruppo hacker Anonymous - la Turchia solo ieri ha per la prima volta usato la parola “guerra”, la Cina tenta in tutti i modi di rimanere neutrale e Israele gioca un difficile gioco di equilibrio, Putin può contare su una riserva di dittatori e autocrati in suo sostegno.

Lukashenko, l’ultimo dittatore europeo

Alexander Lukashenko, autoritario leader bielorusso che molti analisti definiscono “ultimo dittatore europeo”, da settimane sta ospitando i carri armati e i soldati russi sul proprio territorio, prima per “esercitazioni militari”, e oggi come base di partenza per l’invasione. Di più, alcune testimonianze dal terreno dicono che la Bielorussia è stata la base di partenza di missili verso l’Ucraina.

Nei suoi 28 anni di governo, Lukashenko ha sempre cercato di mantenersi in equilibrio tra Russia e mondo occidentale. Tutto è cambiato nell’estate del 2020, quando ha cercato di manipolare l’ennesimo risultato elettorale, intestandosi l’80% delle preferenze. Questo ha causato un’ondata di proteste in Bielorussia che è andata avanti per mesi, e che ha catalizzato l’attenzione di tutto il mondo.

Per sedare le proteste Lukashenko ha chiesto l’aiuto del Cremlino: Putin ha mandato forze di repressione e giornalisti per diffondere la propaganda dell’alleato Lukashenko. In questo modo, Mosca ha potuto mettere al guinzaglio il dittatore, strozzato anche dalle sanzioni economiche imposte dall’Unione europea. Al punto che in un recente incontro al Cremlino con Putin, Lukashenko ha definito Russia e Bielorussia non solo alleati, ma un’unica nazione sovietica.

Assad, criminale di guerra

La Russia di Vladimir Putin è stata un’alleata fondamentale del presidente siriano Bashar al-Assad durante tutta la guerra in Siria, scoppiata nel 2011 da una serie di proteste anti governative. L’intervento russo, con carri armati e bombardamenti a tappeto, risale al 2015 ed è stato risolutivo del conflitto in favore del criminale di guerra Assad.

Da allora, Mosca mantiene avamposti militari sul territorio, con bombardieri capaci di trasportare bombe nucleari e jet da combattimento.

Nel 2013 l’Alto Commissariato ONU per i diritti umani ha confermato che Assad si è macchiato di crimini di guerra per la sua repressione della popolazione civile siriana, anche con armi chimiche: per il suo coinvolgimento, Vladimir Putin è stato sanzionato dal mondo occidentale.

Poco prima dell’invasione in Ucraina, il governo siriano di Assad aveva approvato il riconoscimento di Luhansk e Donetsk da parte di Putin.

Xi Jinping, autocrate silenzioso

La Cina non ha ancora espresso un’opinione chiara sull’invasione russa in Ucraina – e forse non lo farà mai. Xi Jinping deve infatti salvaguardare le sue relazioni economiche con gli Stati Uniti e con l’Unione europea, ma negli anni ha stretto con la Russia di Putin un rapporto se non cordiale, almeno tiepido - o comunque di dialogo.

Russia e Cina hanno una posizione comune sulla NATO e su una sua ulteriore espansione, ed è una posizione contraria – anche se Putin è sempre stato più veemente di Xi sul tema.

Da giorni la Cina chiede che venga trovata una soluzione diplomatica, e oggi ha criticato la decisione del mondo occidentale di imporre pesanti sanzioni economiche e politiche alla Russia. Ufficialmente, la posizione della Cina è di “rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi e degli scopi e dei principi della Carta dell’Onu”.

Una posizione simile a quella cinese l’hanno altre due potenze mondiali: Brasile e India. Proprio l’India, insieme alla Cina e agli Emirati Arabi Uniti, si è astenuta ieri alla richiesta di convocare l’Assemblea Generale straordinaria dell’ONU.

I leader di estrema destra, ora senza capo

Negli anni, i leader di movimenti di destra ed estrema destra si sono metaforicamente riuniti intorno a Vladimir Putin, considerato un capo forte e carismatico, con cui condividere politiche e ideali. Jair Bolsonaro in Brasile, Marine Le Pen in Francia, la AfD in Germania, Matteo Salvini in Italia: tutti negli anni hanno espresso apprezzamenti per le radici cristiane, l’ideologia repressiva o le politiche dei confini chiusi di Putin. A volte, sono nate addirittura “brigate” militari straniere che combattevano per la Russia di Putin.

Nessuno di questi leader credeva davvero a una guerra russa in Ucraina: ora che c’è effettivamente stata, sono costretti a confrontarsi con un Putin guerrafondaio e invasore.

Tutti – o quasi, visto che Bolsonaro non si è ancora espresso – hanno preso le distanze. Ma si ritrovano senza un leader di riferimento, e con una macchia sulla casacca.

Matteo Salvini ha fatto una giravolta di 180 gradi: dalla maglietta con il volto di Putin indossata al Parlamento Europeo e nella Piazza Rossa a Mosca (2015), ai supposti incontri tra il suo collaboratore Gianluca Savoini e uomini del Cremlino al Metropol di Mosca (2018), dalle varie dichiarazioni di apprezzamento negli anni alla condanna all’invasione di questi giorni. Anche l’estrema destra francese, che si avvicina alle elezioni politiche, è passata dalla stima per Putin (per Marine Le Pen l’annessione della Crimea nel 2014 era legale e per Eric Zemmour avere un Putin francese sarebbe stato “un sogno”) alla condanna per l’invasione: Le Pen ha parzialmente cambiato opinione sul presidente russo, Zemmour è stato più netto.

Gli amici del passato: da Berlusconi a Trump

Il rapporto amichevole tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin è noto: il Cavaliere ha spesso visitato la Russia, è stato ospite della dacia del presidente russo e lo ha difeso dalle accuse dei leader mondiali. Nel 2010 lo ha definito “un dono di Dio”, e nel 2014 ha supportato la decisione di annettere la Crimea. Nel 2017, Berlusconi ha regalato a Putin un copriletto personalizzato con un’immagine dei due insieme per il 65esimo compleanno del presidente russo.

Anche l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sempre avuto parole al miele per Vladimir Putin: per mesi ha detto di voler “andare più d’accordo” con la Russia, e ha millantato un rapporto d’amicizia con il presidente russo.

Solo qualche giorno fa definiva “geniale” l’uomo e la sua decisione di riconoscere indipendenti Luhansk e Donetsk. È nota l’interferenza della Russia di Putin nelle elezioni presidenziali americane del 2016, con l’obiettivo di minare la candidatura della democratica Hillary Clinton. Una commissione speciale ha esaminato il caso, e anche se ha riconosciuto l’interferenza, ha anche ammesso che non ci sono prove sufficienti che colleghino gli emissari russi all’entourage di Trump.