Michele Merlo poteva essere salvato. A dirlo, in una informativa, i Nas, che hanno messo nel mirino l'operato dei medici che hanno visitato il cantante reso noto dalla partecipazione ad Amici di Maria De Filippi. Mike, come veniva chiamato dai suoi tanti fan, è morto a soli 28 anni a causa di una leucemia fulminante, che gli provocò una ischemia cerebrale.

Prima del decesso, Michele è stato in coma farmacologico, ma per lui non c'era oramai più niente da fare. Sul fatto è stata aperta una inchiesta da parte della Procura di Bologna, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di un medico di base.

Il Nas ha messo nel mirino due operatori sanitari, ma solo uno è indagato

In particolare, i Nas nella loro informativa hanno messo in evidenza come vi siano state una serie di ''negligenze'' da parte dei medici che hanno visitato Michele prima del peggioramento delle sue condizioni. Secondo gli investigatori, in particolare, Merlo è stato sottoposto a una visita il 26 maggio del 2021, quando si è presentato dal suo medico di base presso l'ambulatorio di Rosà.

Qui, Michele, presentava una vasta ecchimosi su una coscia. Il medico, però, ha deciso di trattare i problemi del cantante come se avesse uno strappo muscolare, fissandogli una ulteriore visita di controllo cinque giorni dopo, il 31 maggio.

A tale visita, però, Michele non si presentò.

Sempre il 26 di maggio, poi, Michele si presentò presso il Pronto Soccorso di Cittadella, dove però venne invitato ad attendere con un codice bianco. Azienda Zero, struttura di vertice della sanità veneta, aveva stabilito che né il medico di base né il Pronto Soccorso avessero manifestato comportamenti negligenti.

Conclusione, questa, che però non ha visto concordi gli agenti del Nas.

'I due medici hanno ritardato la diagnosi, compromettendo l'esito delle cure'

Ma il medico di base di Rosà, come già detto, non è l'unico a essere finito nel mirino. Secondo i Nas, infatti, ''emergono evidenti responsabilità'' anche a carico di un altro medico bolognese che ha visitato Michele Merlo nell'ambulatorio di Continuità assistenziale di Vergato il 2 di giugno.

In quei giorni, infatti, il cantante si trovava in Emilia in visita dalla fidanzata.

Anche durante tale controllo, però, a Michele Merlo non venne diagnosticata la leucemia ma, bensì, una tonsillite. Nonostante questo, però, il medico di Vergato non è comunque finito nel registro degli indagati in quanto ''nessuna terapia somministrata in tale data avrebbe evitato il decesso''.

Nonostante questo, però, secondo i Carabinieri sia il medico di Rosà che quello di Vergato hanno trattato con ''superficialità'' i sintomi, causando dunque un ''ritardo della diagnosi'' che ha ''compromesso l'esito delle cure''.