"Avevamo messo in conto io e mio marito di fare la fine dei genitori di Benno Neumair, ma non pensavamo che a farne le spese sarebbe stata mia figlia". A parlare così è Antonella Zarri, mamma di Alice Scagni, 34enne uccisa sotto casa a Genova con 20 coltellate la sera del 1 maggio dal figlio più grande. Il 42enne Alberto Scagni, che minacciava tutta la famiglia, anche l'anziana nonna, ha ucciso la sorella. A gennaio 2021, Benno uccise i genitori, Peter Neumair e Laura Perselli. Antonella Zarri e il marito Enzo Graziano Scagni sono distrutti dal dolore ma anche indignati.
Accusano i servizi di igiene mentale e le istituzioni di essere rimasti indifferenti ai loro segnali d'allarme.
Genova, 'Abbiamo detto che Alberto era pericoloso'
Si poteva evitare questa nuova tragedia familiare? Alice poteva essere salvata? Sì, secondo la famiglia. C'erano stati segni di squilibrio da parte di Alberto sfociati in atti violenti. I genitori, sempre più in difficoltà, hanno chiesto aiuto alla Polizia. "Abbiamo detto che Alberto era pericoloso per sé e per gli altri, mi hanno risposto: signora ora non facciamola tragica", riferisce Antonella Zarri. Nei giorni precedenti all'omicidio erano state fatte cinque chiamate al 112: tutte sarebbero rimaste inascoltate. L'ultima, sei ore prima del delitto: "Ci hanno detto che non avevano pattuglie da mandare e di stare tranquilli".
Il giorno dell'omicidio, infatti, Alberto aveva minacciato a telefono i genitori: "Se non mi date i soldi vi taglio la gola". I genitori avrebbero chiesto da tempo aiuto e cure psichiatriche per il figlio: "Quando abbiamo chiamato l'igiene mentale ci hanno dato appuntamento dopo un mese. Avrebbe dovuto avere la visita il 2 maggio".
Ieri, 4 maggio, il pm ha sentito per ore i genitori di vittima e assassino, e ha acquisito le registrazioni delle telefonate al 112 per aprire un altro filone d'indagine. I reati ipotizzati sono omissione di atto di ufficio e omissione di denuncia. Finora è emerso che nessuno aveva denunciato Alberto. Non l'avevano fatto i genitori: "Ci è stato detto di fare la denuncia lunedì".
Tantomeno Alice che si fidava del fratello, gli voleva bene, era l'unica della famiglia a cercarlo, convinta che non le avesse mai potuto fare del male. Non l'avevano denunciato i condomini, sebbene tante volte avessero chiamato i carabinieri per stranezze e condotte moleste del 42enne. "Alberto era un assassino o un malato da curare?" chiede ora la madre. "Mio figlio è epilettico, e in soggetti come lui la malattia psichiatrica può essere devastante".
L'escalation negli ultimi giorni. "Era piombato a casa mia in modo furtivo chiedendo denaro, mi sono detta che avremmo fatto la fine dei genitori di Benno", racconta la madre. Il giorno prima di uccidere la sorella, aveva dato fuoco alla porta della nonna 91enne Ludovica.
"Nello stesso giorno abbiamo anche chiamato i carabinieri e invocato un Tso, ma ci è stato detto che non avrebbero potuto forzare alcun intervento senza prove".
Genova, anche la nonna temeva il nipote
Anche la nonna temeva di essere uccisa dal nipote che abitava nel suo stesso palazzo. Quando lo scorso sabato sera ha appiccato il fuoco alla sua porta, non ha aperto. "Se avessi aperto, forse non sarebbe morta Alice, ma sarei morta io". Non ha potuto sporgere denuncia perché non l'ha visto in volto, ma sa che è stato lui. A lei aveva chiesto 50mila euro. "Alice aveva un marito splendido, un lavoro da avvocato, un figlio bellissimo e si era comprata una casa meravigliosa. Aveva tutto e sapeva tutto, Alberto questo non riusciva a sopportarlo.
Lui voleva sempre i soldi da lei, perché era invidioso", il racconto della nonna. Tutta la famiglia era vessata da Alberto.
La vittima, 'Non ho paura, a me Alberto vuole bene'
"Non ho paura a uscire, Alberto a me vuole bene", ha detto Alice al marito Gianluca la sera del 1 maggio prima di uscire di casa per portare il cane a passeggio ed essere uccisa dal fratello. Il marito, invece, aveva paura del cognato, temeva che accadesse qualcosa e voleva cambiare casa. Ma Alice non era d'accordo. Da dicembre, lei aveva ricevuto decine di telefonate persecutorie del fratello che le chiedeva soldi. Gianluca ha assistito alla morte della moglie dalla finestra senza poter fare nulla: si è barricato in casa, terrorizzato: temeva che Alberto con le chiavi di Alice salisse e uccidesse il figlio piccolo.
"Sono stato io, i miei genitori erano pieni di soldi e mi davano 50 euro, non ne potevo più di vivere con quei pochi soldi a disposizione", la sola ammissione di Scagni. Nel carcere di Marassi, il gip ha convalidato il fermo. La Procura gli contesta tre aggravanti: la premeditazione, la crudeltà e l'uso del mezzo insidioso. La sera del delitto ha portato il coltello da casa e lo ha nascosto dentro un sacchetto, per poi usarlo e uccidere la sorella lasciandolo nell'involucro.