La svolta nelle indagini sul delitto di Melzo sembra essere arrivata rapidamente: ci sarebbero le prime ammissioni della 57enne Rosa Fabbiano, la più grande delle tre figlie di Lucia Cipriano, barbaramente uccisa. È stata lei a soffocarla, sezionarla e abbandonare il corpo nella vasca da bagno di casa. L'84enne vedova abitava da sola al secondo piano di una palazzina di via Boves a Melzo, nell'hinterland milanese. Da due mesi era svanita nel nulla. La figlia più piccola, Loredana, che abita a Trento, invano cercava di contattarla. Lo scorso giovedì mattina 26 maggio, ha scoperto tutto.
Delitto di Melzo, parole come macigni e prove
Rosa Fabbiano fa l'operaia, è sposata, ha due figli e vive a Mediglia, paese poco distante da Melzo. Era lei a occuparsi quotidianamente dell'anziana madre, fino ad alcuni mesi fa autosufficiente. Poi, il manifestarsi della demenza senile ha complicato la situazione. In particolare, dopo un episodio: una notte d'inverno, come testimoniato da una vicina, Lucia esce di casa in pigiama, senza giacca né coperta, e vaga per le vie del paese. I carabinieri la riportano a casa e chiamano le figlie. L'indomani, i medici raccomandano ai familiari di non lasciare più sola l'anziana, ma di accudirla notte e giorno.
"Non ce la facevo più, ho fatto un disastro": sono state le uniche parole proferite da Rosa Fabbiano prima di chiudersi in un silenzio impenetrabile per tutto il tempo dell'interrogatorio davanti alla pm Elisa Calanducci.
L'ammissione fatta ai carabinieri, insieme a una serie di elementi acquisiti, è stata ritenuta dalla pm sufficiente per disporre il fermo della donna. Le accuse nei suoi confronti sono di omicidio, vilipendio e occultamento di corpo che per due mesi sarebbe rimasto nella vasca da bagno. La pm ha ricostruito come sarebbe avvenuto l'omicidio: la 57enne avrebbe accompagnato l'anziana madre in bagno per poi soffocarla col cellophane, smembrare il corpo con una sega da falegname, e provare a bruciare i resti.
Per gli inquirenti, l'anziana sarebbe stata uccisa tra la fine di marzo e l'inizio di aprile. C'è la testimonianza di una vicina che lo scorso 12 aprile, oltre a un odore nausebando, sente puzza di bruciato provenire dal bagno di Lucia Cipriano. Si rivolge a Rosa che la rassicura dicendo che si è trattato di un guasto alla lavatrice.
L'autopsia permetterà di circoscrivere il tempo in cui è avvenuta la morte e come. In casa gli inquirenti trovano, oltre a una sega da falegname in cucina, una lama seghettata: sarebbero state usate per smembrarne il corpo.
Delitto di Melzo, a scoprire la verità l'altra sorella
Rosa Fabbiano tenta di far credere a tutti che sua mamma sia stata portata in un casa di riposo. Racconta bugie anche alla sorella Loredana che non riesce più a parlare a telefono con Lucia. Mentre Cosima, la terza sorella, non avrebbe più rapporti con la famiglia. Giovedì scorso, Loredana decide di vederci chiaro: parte da Trento, verso le 10 arriva a Melzo e, sotto casa di Lucia, incontra sua sorella Rosa.
Salite nell'appartamento, Loredana nota le finestre spalancate e i profumatori per ambiente.
Non appena sta per andare al bagno, la sorella la ferma: "No, non andare”, l'ammonisce. Loredana resta impietrita, chiede spiegazioni, la sorella la invita nuovamente ad andare via. Loredana è invasa da una sensazione di paura. Mentre esce di casa, Rosa le confessa di aver posto fine alle sofferenze di sua madre, di "aver fatto un disastro". Le chiede di portarla in caserma. Poi, sembra avere un ripensamento. Comincia a urlare, minaccia di uccidersi e fugge nei campi. Loredana chiama il 112 e, di lì a poco, avviene la macabra scoperta. I carabinieri fermano la sorella.
Delitto di Melzo, cosa c'è ancora da chiarire
Se il caso pare quasi giunto a conclusione, restano alcuni punti da chiarire. Uno è il movente.
Potrebbe aver ucciso davvero la madre per liberarla dalla sofferenza? O l'avrebbe uccisa non potendo fare fronte a un impegno troppo gravoso? Gli inquirenti stanno approfondendo anche l'aspetto economico della questione: i conti bancari della 84enne potrebbero fornire qualche risposta. Sembrerebbe che la figlia assassina abbia continuato a prendere i soldi della pensione della mamma. Di depistaggi la figlia, ora rinchiusa nel carcere milanese di San Vittore, ne ha fatti tanti. A Rita, la migliore amica di Lucia che la chiamava tutti giorni avrebbe detto: "Non chiamare, tanto mamma non ti risponde più". "Credevo che era via, che fosse andata a stare da una delle figlie, di cui parlava bene. Dicevano che erano brave e le volevano bene", ha raccontato sconvolta Rita.