Si allunga la lista di dirigenti russi deceduti nel corso della Guerra in Ucraina. L'ultimo, Alexander Subbotin, è morto la notte precedente al Giorno della Vittoria, l'imponente parata militare dedicata alla vittoria dell'Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale (o, com'è nota in Russia, Grande Guerra Patriottica). Subbotin era stato top-manager di Lukoil, la più grande azienda petrolifera del mondo di proprietà di stato, ed era attualmente direttore di una facoltosa società di trasporti russa. Ad ucciderlo, stando alle prime indiscrezioni, sarebbe stato il veleno di un rospo, volontariamente assunto durante un rituale sciamanico.

Con la sua morte sale a otto il conteggio degli oligarchi russi deceduti da quando è iniziata la Guerra in Ucraina.

Subbotin sarebbe morto a causa del veleno di un rospo, dichiarano i due principali testimoni

Alexander Subbotin, di 43 anni, era stato top manager di Lukoil, maggiore compagnia petrolifera russa (e del mondo). Il suo cadavere è stato ritrovato a Mytishchi, cittadina a nord di Mosca, nel seminterrato di un'abitazione di proprietà di Alexey Pindyurin (in arte Magua Flores) e Kristina Teikhrib (in arte Tina Cordoba), una coppia di "sciamani" dai quale Subbotin si sarebbe recato per curare un semplice hangover, scrive in un articolo il Moscow Times. La causa ufficiale della morte sarebbe arresto cardiaco, indotto tuttavia dall'introduzione nel proprio corpo di un particolare veleno di rospo (a quanto pare nel corso di un rituale pseudo-curativo).

Pindyurin e Teikhrib hanno dichiarato che "Subbotin era un amico", e si recava spesso da loro per sottoporsi a rituali sciamanici curativi dietro pagamento. La notte della morte si sarebbe sentito male, probabilmente a causa del veleno, e i due l'avrebbero lasciato a riposare nel seminterrato (per poi ritrovarlo morto la mattina successiva).

I due "sciamani" hanno una storia personale controversa, e sono stati recentemente accusati di abuso da una make-up artist ed un blogger, che li avrebbero incontrati durante un precedente viaggio in Messico. Pare che comunque che avessero un florido portafoglio di clienti facoltosi, che "curavano" presso la loro abitazione.

Si allunga la lista di dirigenti russi deceduti

Subbotin non è il primo importante dirigente russo deceduto da quando la Russia ha invaso l'Ucraina. La sua morte, avvenuta la notte fra l'otto e il nove maggio, è stata preceduta da quella di ben sette dirigenti e top-manager di nazionalità o origine russa. Alcuni media occidentali - tra cui il New York Post, Fortune e Newsweek - hanno più volte ipotizzato che i decessi siano in realtà legati ad una resa di conti interna al Cremlino, e che siano stati inscenati da uomini dell'intelligence russa o da sicari su commissione. Tuttavia non ci sono prove per sostenere queste ipotesi e nessun media prestigioso ha seguito questa pista per ora.

Leonid Schulmam è stato ritrovato morto a San Pietroburgo il 30 gennaio scorso, apparentemente suicidatosi con un coltello.

Vicino al suo cadavere è stata rinvenuta una lettera d'addio il cui contenuto non è stato diffuso. Alexander Tyulyakov, Mikhail Watford e Sergey Protosenya, rispettivamente deceduti il 25 e 28 febbraio e il 18 aprile, sono stati ritrovati impiccati nelle loro abitazioni. Nel caso di Protosenya anche la famiglia è stata uccisa a coltellate, in tutti e tre i casi le ipotesi iniziali parlavano di suicidio, ma la polizia inglese e quella spagnola (attive sul caso Watford e Protosenya) non hanno completamente tralasciato l'ipotesi suicidio. Vasily Melnikov e Vladyslav Avanyev sono invece morti il 24 marzo ed il 18 aprile; in entrambi i casi anche i familiari sarebbero stati uccisi. Per la polizia russa Melnikov avrebbe massacrato a coltellate la moglie e le due figlie, per poi uccidersi, mentre Avanyev abrebbe ucciso a colpi di pistola la moglie e la figlia, per poi rivolgere l'arma contro sé stesso. Infine, Andrei Krukowski sarebbe morto il 1 maggio, cadendo da una sporgenza dell'impianto sciistico (di proprietà di Gazprom) che gestiva a Sochi.