In un'intervista rilasciata a Radio Free Europe, organizzazione finanziata dal governo degli Stati Uniti che trasmette e riporta notizie in tutto il mondo, il giornalista Andrei Soldatov si è lungamente soffermato sul Caso Sergei Beseda, colonnello generale dei servizi segreti russi, apparentemente rimosso dal suo incarico e incarcerato a causa dei "dossier fallimentari" raccolti sulle condizioni dell'esercito e della popolazione ucraina immediatamente prima dell'invasione.

Il caos interno all'FSB, il sentimento dei militari e le epurazioni del Cremlino

Secondo il giornalista, negli apparati militari si starebbe diffondendo un forte risentimento nei confronti dell'FSB, accusato di inefficienza - nella migliore delle ipotesi - o addirittura di tradimento. "Non è un problema relativo alla decisione di scendere in guerra - Spiega Soldatov - ma su come la guerra viene condotta, e su tutti gli errori compiuti finora". Secondo il giornalista, tuttavia, i militari non starebbero criticando il ministro della difesa Sergei Shoigu che "gode di una popolarità ancora molto ampia", bensì i servizi d'intelligence.

Interrogato sulle sue fonti, e sulle sue talpe all'interno dell'intelligence russa, Soldatov ha risposto che i whistleblowers dell'FSB che gli starebbero passando le informazioni rilanciate anche da Igor Sushko non sono riconducibili a spie russe contrarie all'invasione, bensì ad apparati insoddisfatti di come la guerra viene condotta.

"Ci sono i militari che accusano l'FSB, e l'FSB che accusa suoi specifici apparati per i problemi che stanno affrontando. Quindi, fondamentalmente, è uno scaricabarile".

Ci sono stati incidenti in Russia e Transnistria

Fabbriche di propellenti per missili andate a fuoco, roghi negli istituti di ricerca aerospaziale, centrali elettriche divorate dagli incendi e torri di trasmissione radiofonica abbattute a colpi di granate.

Continua la lunga serie di misteriosi "incidenti" nel territorio della Russia e della Transnistria. I dettagli diffusi dalla stampa internazionale non sono molti, ma buona parte degli analisti concorda sul fatto che la Guerra in Ucraina potrebbe estendersi (o si stia già estendendo) anche all'esterno del territorio occupato dalle truppe di Mosca, grazie a una serie di abili sabotatori inviati da Kiev.

Altri commentatori, invece, fanno riferimento a una possibile resistenza interna al regime russo, che starebbe non solo causando gli incidenti, ma anche lanciando presunte minacce terroristiche.

Gli incidenti avvenuti dal 1° aprile al 1° maggio

Come riportato da diversi media internazionali, dai primi di aprile si è susseguita – in Russia e Transnistria – una lunga serie di incidenti, sui quali pare che né il Cremlino né Kiev abbiano voluto approfondire. Molti analisti - fra i quali vi è anche Tom Cooper, esperto austriaco di tattiche militari ed aviazione - reputano quantomeno curiosa la natura e la distribuzione degli incidenti, sottolineando come essi potrebbero indicare, se confermati, che la Guerra in Ucraina stia superando i confini dello stato invaso e penetrando nel cuore del territorio russo, o che dall'interno del regime di Vladimir Putin si stia sviluppando una frangia ostile all'invasione.

  • 1 aprile, Belgorod, Russia: scoppia un incendio in un deposito di carburante a Belgorod, città russa vicina al confine ucraino. Il ministero della difesa russo accusa inizialmente l'Ucraina, ed il governatore locale – Vyacheslav Gladkov – scrive su telegram che a causare l'esplosione sarebbe stato l'attacco di due elicotteri da guerra ucraini. Kiev nega, seppur esistano diversi filmati dell'evento.

  • 21 aprile, Kineshma, Russia: scoppia un incendio in un impianto chimico specializzato nella produzione di propellenti per missili, a 250km da Mosca. L'incidente rade al suolo l'intero edificio, ma la causa non è stata ancora determinata.

  • 21 aprile, Tver, Russia: rogo all'interno di un istituto di ricerca sulla difesa. Secondo l'agenzia di stampa Reuters muioiono almeno sette persone, mentre altre ventisette rimangono ferite. La stampa di regime russa parla di “dieci persone scomparse”. Le cause non sono ancora state determinate.

  • 22 aprile, Korolyv, Russia: un altro incendio presso il College of Aerospace Engineering and Technology, legato al programma aerospaziale russo. Le cause non sono ancora state determinato, e per quando l'edificio e le sue risorse vengano danneggiate pare che nessuno abbia perso la vita nell'incidente. Korolyv è un quartiere suburbano della capitale.

  • 25 aprile, Bryansk, Russia: vengono diffuse immagini di una violenta esplosione, che coinvolge due depositi di carburante a sessanta chilometri nord rispetto al confine ucraino. Nè la stampa di regime russa né il Cremlino parlano dell'accaduto, le cui cause non sono ancora state determinate.

  • 25 aprile, Maiac, Transnistria: due torri radio utilizzate dalle autorità della repubblica separatista per le trasmissioni in lingua russa (e dal contenuto filo-russo) vengono abbattute, nessuno si prende la responsabilità diretta dell'attacco. I separatisti accusano Kiev, ma le cause stesse dell'esplosione non sono ancora state determinate. Nell'incidente non perde la vita nessuno.

  • 25 aprile, Tiraspol, Transnistria: l'area dove sorge il quartier generale della sicurezza di stato viene colpita da due violente esplosioni. Alcuni ufficiali separatisti accusano dei presunti infiltrati ucraini, che avrebbero sparato alcuni colpi contro la struttura con l'ausilio di un lanciagranate. Nell'incidente non perde la vita nessuno, Kiev nega la paternità dell'attacco e non esistono certezze sulle sue cause.

  • 26 aprile, Parcani, Transnistria: un'unità militare separatista viene attaccata. I Russi accusano gli Ucraini di voler allargare il conflitto e viceversa. Alcuni ufficiali moldavi affermano che, stando alle loro conclusioni, gli attacchi sarebbero finalizzati all'estensione del conflitto (senza tuttavia indicarne un presunto responsabile).

  • 27 aprile, Cosbana, Transnistria: il ministero degli Interni della repubblica separatista riporta un attacco con alcuni colpi di mortaio o cannone su un villaggio al confine con il territorio ucraino. Viene indicata anche la presenza di un presunto drone ucraino, ma non esistono dettagli confermati e nessuno ha rivendicato l'attacco.

  • 27 aprile, Kursk, Russia: il governatore della regione, Roman Starovoit, riporta di una violenta esplosione (senza dare dettagli sul luogo in cui sarebbe avvenuta), e dell'intercettazione di un drone ucraino.

  • 27 aprile, Voronezh, Russia: i media di regime russi riportano due esplosioni nei pressi della Voronezh Malshevo Air Force Base, a duecento chilometri dal confine ucraino. Riportato da Reuters, il governatore locale Alexander Gusev accusa ufficialmente l'esercito di Kiev dell'utilizzo di un drone.

  • 27 aprile, Staraya Nelidovka, Russia: nei pressi di Belgorod, a dieci chilometri circa dal confine ucraino, si verifica una violenta esplosione all'interno di un deposito di esplosivi e munizioni russo. Le cause non vengono riportate, Kiev nega la paternità dell'attacco.

  • 30 aprile, Sakhalin, Russia: nell'isola russa a nord del Mar del Giappone scoppia un violento incendio in una centrale termoelettrica. Metà della struttura e della sua capacità di produzione energetica sono perse. Non si conosce con certezza la natura dell'incidente o i suoi responsabili.

  • 1 maggio, Perm, Russia: alcuni prodotti chimici prendono fuoco all'interno di un grande impianto chimico – specializzato nella produzione di propellenti per i missili – causando un'esplosione ed un rogo in cui muoiono almeno due persone. Le autorità ucraine lanciano messaggi criptici sulla natura dell'accaduto, riportando alcuni video in cui sarebbe stato appiccato un incendio anche alla bandiera russa. Non vengono però avanzate rivendicazioni ufficiali, e non si conoscono con certezza le cause e le modalità in cui si è verificato l'incidente.

Tolto l'episodio di Belgorod - e al netto delle accuse russe - per ora non esistono prove inconfutabili che questi incidenti siano riconducibili ad attacchi ucraini a lungo raggio.

A Maiac, Tiraspol, Parcani e Cosbana i separatisti hanno specificatamente parlato di sabotatori e militari di Kiev, ma data la particolare posizione della Transnistria ed il suo coinvolgimento nelle mire espansionistiche del Cremlino, le loro parole non possono essere prese per certe, al punto che la stessa Moldavia ha confermato che gli attacchi potrebbero rappresentare un tentativo di coinvolgere la repubblica separatista nello scenario del conflitto, senza però attribuirne la paternità all'Ucraina o accusando ufficialmente la Transnistria di false flag. A Kursk e Voronezh i russi riferiscono di attacchi drone, a Staraya Nelidovka viene suggerito un attacco a lungo raggio dall'interno dei confini ucraini, ma anche in questo caso non ci sono certezze sul fatto che Kiev stia tentando di spostare la guerra in territorio russo, nonostante questa sia l'opinione di buona parte degli analisti.

Stando a quanto suggerito da altri commentatori, tuttavia, la distribuzione di alcuni casi potrebbe invece suggerire che dietro le linee di Mosca sia attiva una schiera di sabotatori ucraini, o forse un gruppo anti-governativo interessato ad indebolire la logistica dell'esercito russo. Gli incidenti a cavallo fra 21 e 22 aprile, in particolar modo, si sono tutti verificati all'interno di strutture legate alla macchina da guerra del Cremlino, e lontano dal territorio dello scontro.

Ci sono ipotesi di presunti sabotaggi interno e di attività anti-governativa

In rete stanno circolando da diverse settimane tweet e notizie non completamente verificate o verificabili, che farebbero riferimento ad una crescente attività di sabotaggio e terrorismo all'interno del territorio russo.

Dall'inizio del conflitto Andrei Soldatov, giornalista d'inchiesta ed esperto di intelligence russa, e Vladimir Osechkin, esule ed attivista per i diritti umani, hanno più volte fatto riferimento ad alcune talpe all'interno dell'FSB (il servizio segreto russo), e sono stati i primi a riferire dell'incarcerazione di Sergei Beseda e Anatoly Bolyukh, rispettivamente direttore e vice-direttore del quinto dipartimento d'intelligence, apparentemente rimossi dal loro incarico perché accusati di aver riferito informazioni errate sulla situazione ucraina prima dell'invasione.

L'hashtag #RussianResistance sta lentamente crescendo in popolarità su Twitter e Reddit. Il pilota automobilistico ed attivista ucraino Igor Sushko utilizzando l'hashtag FSBletters ha pubblicato una serie di presunte lettere inviate da talpe dei servizi segreti russi al già citato Vladimir Osechkin, foto e video ma non fornisce alcuna prova ma come scrive France24: "Che questi atti fossero intenzionali" e farebbero riferimento ad una crescente minaccia interna alla Federazione.

In una di queste sarebbero state espresse, da parte di un gruppo terroristico attualmente anonimo, una serie di specifiche richieste necessarie a non mettere in funzione diversi ordigni esplosivi sparsi "In tutto il territorio della Russia".

Fra queste richieste ci sarebbero il rilascio dell'attivista russo attualmente incarcerato Alexei Navalny, la rimozione di Ramzan Kadyrov (capo della repubblica cecena) e di alcuni specifici battaglioni dal campo di battaglia ucraino, nonché il ritiro dell'annuncio di mobilitazione generale che Vladimir Putin avrebbe preparato per il 9 maggio.

Le foto corredate alle lettere sembrano mostrare degli ordigni esplosivi, piazzati lungo specifiche reti ferroviarie (che sarebbero addirittura precisate all'interno delle lettere).

Secondo gli analisti gli incidenti verificatisi in Russia nel corso degli ultimi due mesi potrebbero non essere casuali, e aldilà degli effetti della guerra - e della sua possibile estensione fuori dai confini ucraini - non è da escludere che all'interno del regime stia lentamente montando una resistenza interna, non solo ucraina ma anche russa. Gli ucraini hanno già dimostrato di essere in grado di sfruttare la guerra asimmetrica e la propria tecnologia avanzata per far fronte all'invasione - come nel caso dell'abbattimento del Moskva o di quello, presunto, della Admiral Makarov.