Strage familiare di Samarate: c'è un nuovo mistero nell'atroce caso di Cronaca Nera e un'altra causa di tormenti per una famiglia già provata. Stanotte, 11 maggio, nel piccolo centro di 16mila abitanti vicino Varese sono stati violati i sigilli del villino di via Torino 32. Ignoti si sono introdotti in casa.
L'abitazione è stata posto sotto sequestro dopo che una settimana fa il 57enne Alessandro Maja ha ucciso la moglie 56enne Stefania Pivetta, la figlia 16enne Giulia e ha ridotto in fin di vita il figlio 23enne Nicolò. Ma l'intenzione dell'uomo sarebbe stata quella di uccidere anche lui.
Samarate, la segnalazione dei vicini
L'unico dato certo in una successione di eventi ancora tutti da decifrare, è che la scorsa notte qualcuno è entrato nel villino della strage familiare. Stamattina i vicini hanno visto la porta d'ingresso dell'abitazione aperta e hanno chiamato i carabinieri. I militari, dopo aver ispezionato la casa e controllato che non mancasse nulla, hanno apposto nuovamente i sigilli.
L'esito delle verifiche pone nuove domande: si è trattato di sciacalli, balordi? Oppure chi si è introdotto nell'abitazione ha a che vedere con la società milanese di design d'interni di Maja e con suoi eventuali affari non leciti? Sembrerebbe che chi è entrato cercasse qualcosa, forse documenti, perché sono stati trovati cassetti rovistati.
Per i familiari questo ulteriore mistero è un oltraggio alla memoria delle vittime e, quale che sia la risposta a ciò che è accaduto, lo scenario è sempre più inquietante. "Dovremo capire se sono stati dei balordi o una ragazzata macabra. Al momento non sembra si tratti di ladri", ha dichiarato il procuratore di Busto Arsizio Carlo Nocerino che conduce le indagini.
Al vaglio dei carabinieri le telecamere della zona.
Samarate, la 'verità' emersa dall'autopsia
Le autopsie sui corpi di mamma e figlia, avrebbero permesso agli inquirenti di ricostruire cosa sia accaduto la notte del 4 maggio in casa Maja e come siano morte Stefania e Giulia. Stefania sarebbe stata colpita per prima dal marito in soggiorno, sul divano sul quale dormiva.
Poi il 57enne si sarebbe avventato con martello e cacciavite sulla figlia Giulia raggiunta nella sua stanza da letto: si sarebbe svegliata e avrebbe provato a difendersi. Lo dimosterrebbero le abrasioni a mani e braccia. Ferite sono state riscontrate anche sulle braccia del padre.
L'ultimo a essere colpito con martello sarebbe stato Nicolò. Tumefazioni sarebbero state riscontrate sulle mani del ragazzo che avrebbe provato a proteggersi la testa dai colpi. Operato alla testa, il superstite della strage di Samarate resta in prognosi riservata. Si attendono ora gli esiti degli esami tossicologici per capire se prima di colpire i familiari li abbia sedati. L'interrogatorio di garanzia è ancora da farsi: Maja dovrà spiegare il perché del suo gesto.
Sembra che il geometra temesse di perdere l'agiatezza economica e finire in povertà, ma non ci sarebbero riscontri di reali problemi. I familiari delle vittime hanno riferito che Maja negli ultimi mesi era sempre più ossessionato dai soldi, sarebbe diventato apatico e depresso, avrebbe continuamernte rimproverato moglie e figli di spendere troppo. Ma la contabilità aziendale sarebbe in regola, bisognerà fare accertamenti bancari. La Procura ancora non ha dato il nulla ostra per i funerali.
Samarate, 'Non doveva succedere'
Poche parole pronunciate da Maja scandiscono alcuni momenti della vicenda. "Li ho uccisi tutti, bastardi: è la frase che avrebbe pronunciato il 57enne milanese dopo la mattanza domestica, secondo la testimonianza delle vicine di casa, Manuela e Chiara, madre e figlia.
Sono state loro a chiamare i soccorsi dopo essersi rese conto che nella villetta non c'era stata una rapina finita nel sangue. "Lo ha detto con tono tranquillo, in apparenza non era agitato", ha riferito Chiara che ha definito i vicini “una famiglia da Mulino Bianco, perfetta. Lui era un bel tipo. Riempiva la moglie di affetto e regalini, lei una bella donna, felice del suo matrimonio".
"Non mi capacito di come sia potuta accadere una cosa del genere, non doveva succedere": ben altre le parole dette dal 57enne al suo avvocato di fiducia, Enrico Milani, dal letto del reparto di psichiatria dell'ospedale San Gerardo di Monza dove si trova ricoverato e piantonato. Il legale ha riferito che l'assistito è sedato e si sta sottoponendo a una serie di accertamenti psichiatrici.
il Tribunale di Busto Arsizio attende il referto dei medici per fissare un nuovo interrogatorio di garanzia. Una volta dimesso, l'uomo sarà nuovamente trasferito nel carcere di Monza dal quale era stato allontanato dopo aver cercato di farsi del male. Finora resta incomprensibile il vero movente della strage.