Il 2 agosto di 42 anni fa, nel 1980, alle ore 10:25 una bomba esplose nella stazione ferroviaria di Bologna. L'esplosione, che distrusse l'ala ovest della stazione, provocò 85 morti e 200 feriti. In quel momento la sala d'aspetto della stazione era gremita di gente, per lo più persone che partivano per le vacanze. L'ordigno, composto da 23 kg di esplosivo (5 di tritolo e 18 di nitroglicerina) era posizionato dentro una valigia abbandonata su un tavolino a 50 cm di altezza sotto il muro portante dell'ala ovest, proprio per aumentarne l'effetto devastante.
L'onda d'urto fu così potente che investì anche un treno in sosta sul primo binario.
I soccorsi
I soccorsi si attivarono immediatamente, coinvolgendo anche i cittadini che affiancarono le ambulanze accorse subito sul luogo dell'incidente nella ricerca delle persone rimaste sotto le macerie, formando una "catena umana". Le prime medicazioni vennero eseguite direttamente in strada, in attesa che i sanitari trasportassero i feriti negli ospedali. Le ricerche dei dispersi proseguirono fino a notte inoltrata, le persone furono tirate fuori dalle macerie e i morti trasportati negli obitori sull'improvvisato autobus 37, divenuto poi uno dei simboli dell'attentato.
Le cause, i mandanti e le condanne
Inizialmente si parlò di un incidente dovuto allo scoppio di una caldaia posizionata sotto la stazione.
Solo successivamente, in base alle indagini e alle testimonianze, si arrivò alla conclusione di un attentato di matrice dolosa terroristica, indirizzando gli inquirenti sulla pista del terrorismo di estrema destra.
28 ordini di cattura furono emanati dalla procura di Bologna a carico dei militanti dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari), di Terza Posizione e del Movimento Rivoluzionario Popolare, tutti gruppi terroristici di ideologia neofascista.
La motivazione dell'attentato era dare un segnale forte alla democrazia e all'antifascismo, colpendo una città simbolo come Bologna.
Gli esecutori materiali, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Roberto Cavallini furono condannati dopo la sentenza di Cassazione del 1995, mentre l'ex capo della P2 Licio Gelli e alcuni ufficiali deviati del Sismi furono condannati con l'accusa di depistaggio.
Un orologio che segna da 42 anni la stessa ora
Nella stazione ferroviaria di Bologna c'è un orologio che da 42 anni segna la stessa ora: le 10:25. Quell'orologio è ormai un simbolo della città, per tutti i coloro che quel 2 agosto 1980 hanno perso un familiare in quella che è considerata una delle stragi più gravi in Italia dal dopoguerra ad oggi.