Il 29 novembre del 1864 esattamente 158 anni fa, in Colorado sulle sponde del fiume Sand Creek, la tribù dei pellerossa composta dai Cheyenne e dagli Arapaho venne a sorpresa attaccata e massacrata dalle truppe americane. L'imboscata costò lo sterminio alle tribù, le quali vennero definite dalla stampa di parte un valoroso avversario e la battaglia una gloriosa vittoria. Solo due mesi prima erano stati stipulati degli accordi di pace fra i funzionari del Colorado e i capi tribù Cheyenne. Nel 2007 il luogo del massacro è stato dichiarato Parco Nazionale storico degli Stai Uniti, cambiando il nome da Sand Creek Battle Ground a Sand Creek Massacre National Historic Site.

I fatti

La tribù dei Cheyenne guidata dai capi Pentola Nera e Antilope Bianca e la tribù degli Arapaho guidata dai capi Piccola Cornacchia e Mano Sinistra, composte in totale da circa 800 persone tra uomini, donne e bambini, trasgredendo all'ordine del governatore del Colorado emanato in estate di trasferirsi tutti in un unico luogo, ossia un forte denominato Fort Lyon, si insediarono sulle rive del fiume Sand Creek verso i primi giorni di ottobre del 1864. Quindi il colonnello Chivington, rifacendosi ad un' ordinanza del governatore che chiedeva di cacciare quanti più nativi possibili dalle loro terre, reclutò un piccolo esercito di criminali denominato Il terzo reggimento. Il loro compito era di attaccare l'accampamento e massacrare quanti più nativi possibile.

All'alba del 29 novembre 1864 le truppe americane, composte da circa 700 uomini e guidate dal colonnello Chivington circondarono gli accampamenti e massacrarono i nativi. La battaglia si tradusse in circa 600 nativi uccisi. Ai corpi fu tolto lo scalpo dai soldati americani. Questi ultimi furono quindi elogiati dalla stampa americana, che definiva i nativi come ribelli.

L'attacco a sorpresa

I nativi, non aspettandosi un attacco da parte delle truppe americane, visto gli accordi di pace presi a settembre, non si premurarono di mettere delle sentinelle a guardia dell'accampamento, posizionato in un'ansa a ferro di cavallo sul fiume Sand Creek. Furono svegliati alle prime luci dell'alba dal rumore degli zoccoli dei cavalli dei soldati americani.

In pochi minuti nell'accampamento si diffuse il panico, donne e bambini cercarono di fuggire, mentre gli uomini corsero a prendere le armi. Un gruppo di nativi provò ad andare incontro alle truppe americane per cercare di fermarli ma fu freddato all'istante a colpi di pistola e carabina. Il capo tribù dei Cheyenne Pentola Nera ordinò ai suoi compagni di radunarsi sotto la bandiera americana che era stata issata ad un palo nel campo dopo gli accordi di pace. Le truppe americane quindi iniziarono a fare fuoco sui nativi, indistintamente. Il capo tribù Antilope Bianca corse a mani alzate verso i soldati americani, urlando chiaramente di cessare il fuoco, ma fu abbattuto a colpi di fucile. Il capo della tribù degli Arapaho, Mano Sinistra, corse quindi verso la bandiera, sedendosi a braccia incrociate e rifiutandosi di combattere.

Fu preso a colpi di fucile ma riuscì a salvarsi. Fu poi la volta delle donne a subire l'inaudita violenza. Secondo la testimonianza dei due testimoni oculari Robert Bent e Edmund Guerrier, presenti su luogo, il massacro del fiume Sand Creek contò circa 600 vittime fra i nativi.

Una canzone in memoria del massacro del fiume Sand Creek

Il cantautore di Genova Fabrizio De Andrè ha voluto ricordare questo storico e tragico evento con una canzone, scritta e pubblicata nel 1981 in collaborazione con Massimo Bubola, intitolata Fiume Sand Creek. Il testo della canzone, che parte già raccontando il tragico epilogo, parla dell'episodio, ma visto dagli occhi di un bambino vittima dell'assalto e raccontato dalla sua voce. "Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso, il lampo in un orecchio nell'altro il paradiso". Il disco è intitolato anche L'indiano, per la copertina che ritrae un nativo a cavallo.