"Papà era buono e, assieme, cattivo; picchiava spesso mamma quando si arrabbiava, spaccando tutto". Così ha detto agli assistenti sociali l'ultimogenito 11enne di Ciro Palmieri, il panettiere 43enne di Giffoni Valle Piana (Salerno) ucciso a coltellate dalla moglie Monica Milite e da due dei suoi quattro figli, due ragazzi di 15 e 20 anni. L'uomo in passato sarebbe stato denunciato per maltrattamenti e allontanato dalla casa coniugale. Il fratello dell'uomo, Luca, commentando il caso di cronaca nera, pur condannato le vicende domestiche, ha dichiarato: "Penso che il mostro non sia Ciro".

Ciro Palmieri è stato ucciso a fine a luglio

A fine luglio, Monica Milite si era presentata in caserma e ai carabinieri di Giffoni Valle Piana aveva denunciato la scomparsa del marito Ciro Palmieri. In realtà, stando a quanto emerso dalle indagini condotte dal capitano Graziano Maddalena, la donna avrebbe ucciso a coltellate il 43enne nel pomeriggio del 29 luglio, al culmine dell'ennesima lite domestica. All'omicidio hanno preso parte anche due dei quatto figli della coppia. Come ripreso dalle telecamere di videosorveglianza installate nell'abitazione di via Marano, Milite e i due ragazzi hanno colpito, con più coltelli, il loro congiunto. Anche quando Palmieri giaceva ormai immobile, a terra, i tre hanno continuato a infierire, arrivando addirittura ad amputargli una gamba.

Poi, madre e figli si sono liberati del corpo gettandolo in un dirupo in località Pettine.

Il tutto, come hanno appurato gli inquirenti, è avvenuto sotto lo sguardo attonito e sbigottito dell'ultimogenito della coppia. Il ragazzino nelle scorse ore è stato collocato, su richiesta del procuratore minorile Patrizia Imperato, in una comunità.

L'11enne è ancora sotto choc e, per il momento, non vuole parlare del delitto. "Papà - si è limitato a dire - era buono e cattivo".

Il fratello di Ciro Palmieri: 'Il mostro non era lui'

Milite e i suoi due figli maggiori sono ora in stato di fermo e devono rispondere dei reati di omicidio volontario aggravato - anche dalla crudeltà dell'azione - e occultamento di cadavere.

Il movente è ancora al vaglio degli inquirenti, ma sulla dinamica, grazie anche alle immagini riprese dal circuito installato nell'appartamento, ci sono pochi dubbi. L'impianto, infatti - montato da Ciro Palmieri forse per far pressione psicologica e controllare i familiari - ha restituito il film dell'omicidio (al momento considerato "d'impeto"). La famiglia Palmieri viveva in uno stato di disagio economico ed esistenziale. Milite ha riferito che il marito picchiava lei e i ragazzi. Nel 2015 lo aveva denunciato, il giudice lo aveva allontanato da casa, ma poi la donna avrebbe ritrattato tutto. Le violenze, però, confermate anche dal figlio 15enne, sarebbero continuate. Nei prossimi giorni verranno ascoltati anche il figlio maggiore della coppia, un 23enne in servizio come militare a Milano, e altri familiari.

Il fratello di Ciro, Luca, scosso dall'accaduto, ai cronisti del TG3 ha dichiarato: "Mia cognata mi diceva che non era tornato, se n'era andato, che erano venuti a prenderlo alcune persone di un brutto giro. Non giustifico e non ammetto le violenze - ha concluso - ma arrivare da uno schiaffo a un'atrocità del genere… Io credo che il mostro non sia mio fratello".