Benno Neumair non dovrebbe restare in carcere, ma dovrebbe essere curato in quanto affetto da gravi patologie psichiatriche: questa è la conclusione dei tre consulenti della difesa ascoltati, nella giornata di ieri, martedì 13 settembre, nelle aule del tribunale di Bolzano. Benno, 31 anni, ad inizio gennaio 2021 ha ucciso i genitori, Peter Neumair e Laura Perselli e ha gettato i loro corpi nel fiume Adige. Poi, ha inscenato la loro scomparsa. Il caso di Cronaca Nera è seguito dai pm Igor Secco e Federica Jovene.

Benno Neumair è pericoloso e va curato

Pietro Pietrini, consulente tecnico della difesa insieme ai colleghi Cristina Scarpazza Giuseppe Sartori, nel corso dell'ultima lunghissima "udienza fiume" del processo a Benno Neumair ha definito il supplente di matematica bolzanino "pericoloso e da curare". Gli esperti, in base ai loro accertamenti, ritengono che l'imputato non dovrebbe restare in carcere. Benno, ha precisato il dottor Pietrini, noto psichiatra e neuroscienziato, è in primo luogo una persona malata e di conseguenza la prigione non è la misura cautelare più adatta per lui.

Poi, al di là del duplice omicidio, i consulenti hanno evidenziato la gravità della condizione dell'indagato, ricordando che bisogna tener presente che i disturbi della personalità sono permanenti, restano per tutta la vita, e per questo motivo, non sono guaribili, ma sono semplicemente curabili.

"Fermiamoci al giorno prima del delitto, il 3 gennaio 2021 - ha inoltre spiegato Pietrini, psichiatra e neuroscienziato - Ipotizziamo che Benno Neumair fosse stato accompagnato in ambulatorio. Nel corso di una buona prima visita sarebbe emerso tutto ed io avrei raccomandato l’inserimento in una comunità o magari addirittura un ricovero".

Benno Neumair manca di sostanza grigia nell'ippocampo

I periti della difesa, nel corso dell'udienza, hanno ribadito che il giovane reo confesso durante il primo delitto sarebbe stato "completamente incapace d'intendere e di volere", mentre, al momento del secondo omicidio, la capacità - riacquistata nella fase dell'occultamento dei corpi - era "perlomeno grandemente scemata".

In aula si è anche dibattuto dell'eventuale presenza di un "quid pluris", ossia di un possibile fattore scatenante che abbia condotto Benno Neumair all’incapacità d'intendere e lo avrebbe indotto a uccidere. I consulenti, sebbene non riterrebbero questo elemento scatenante necessario - in quanto, simili pazienti, non ne avrebbero bisogno per scompensarsi - lo avrebbero ravveduto nel caso del 31enne. Benno, infatti, stando alla sua versione dei fatti, prima del duplice omicidio, avrebbe litigato con papà Peter.

La tesi del grave disturbo della personalità di Benno Nuemair, secondo la difesa, sarebbe anche sostenuta da una "motivazione di carattere scientifico".

"Dalle risonanze magnetiche - ha spiegato la dottoressa Scarpazza - si vede che nell'ippocampo manca della sostanza grigia.

La cosa è rilevante sia perché rappresenta un’alterazione molto marcata, sia perché l’ippocampo è parte del circuito che regola l'aggressività e le emozioni".

La ricostruzione dei esperti, tuttavia, non avrebbe convinto gli avvocati di parte civile Elena Valenti e Carlo Bertacchi che avrebbero evidenziato contraddizioni tra la perizia e alcuni dati oggettivi emersi durante l'istruttoria dibattimentale.