La piccola Diana Pifferi, 18 mesi, sarebbe morta di sete ed avrebbe ingerito anche brandelli del suo pannolino. La mamma della bimba, Alessia Pifferi (37 anni) l'ha lasciata da sola per sei giorni nel loro appartamento alla periferia est di Milano e ora è detenuta in isolamento nel carcere di San Vittore con l'accusa di omicidio volontario aggravato.

La piccola Diana lasciata morire di sete

Stando alla relazione, già deposita, del medico legale che ha eseguito l'autopsia sul corpo di Diana Pifferi, la piccola nello stomaco non aveva dei brandelli di cuscino (come ipotizzato in un primo momento), ma del suo stesso pannolino che era riuscita a strapparsi di dosso (e che è stato trovato vicino a lei).

La bimba, abbandonata nella sua casa a Ponte Lambro dal 14 al 20 luglio, non avrebbe bevuto per interi giorni e sarebbe quindi morta di sete, tecnicamente per una prolungata e gravissima disidratazione, aggravata anche dalle altissime temperature che hanno caratterizzato quei giorni estivi. L'appartamento di via Parea, inoltre era privo di aria condizionata e con tutte le finestre chiuse.

La mamma di Diana rischia l'ergastolo

Alessia Pifferi ha lasciato la figlia da sola in casa per quasi una settimana per raggiungere il nuovo compagno (che non è il padre biologico della bambina) a Leffe, in provincia di Bergamo e per "dare un futuro a quelle relazione". Prima di uscire Alessia Pifferi le avrebbe messo nel biberon del benzodiazepine, un ansiolitico.

La donna, arrestata il 21 luglio, ha sempre negato di aver drogato la piccola e ha dichiarato di averle dato del semplice paracetamolo. Tuttavia, i test tossicologici racconterebbero un'altra verità.

Il 30 gennaio 2023 si chiuderanno le indagini sulla morte della piccola Diana e, come da protocollo, le relazioni sull'incidente probatorio richiesto dalla difesa verranno depositate.

I legali della Pifferi avevano anche domandato degli accertamenti su due tazzine da caffè repertate nella cucina della donna e considerate dai suoi avvocati prova della presenza di più persone nelle ore antecedenti la morte della bimba. Tuttavia. il giudice Fabrizio Filice non ha accolto la richiesta considerando questi accertamenti dispersivi ed inutili.

Il pm Francesco De Tommasi, della procura di Milano, ha reso noto che subito dopo l'incidente probatorio intende chiedere, con l’accusa di omicidio pluriaggravato, il giudizio immediato. Questa procedura, che porta direttamente in Corte D’Assise, in questo particolare contesto giudiziario, non solo impedirebbe alla difesa di procedere con il rito abbreviato, ma potrebbe tradursi per l'imputata in una condanna all'ergastolo.