Alla piccola Diana Pifferi, 18 mesi, sarebbero stati fatti assumere dei tranquillanti. Nei suoi capelli sono state rinvenute tracce di benzodiazepine. Si tratta, è bene precisarlo, di dati non ancora ufficializzati. Tuttavia, se confermati, getterebbero nuova luce sul caso di cronaca nera consolidando anche l'ipotesi della premeditazione. Diana è stata ritrovata senza vita il 20 luglio, nella sua abitazione di Via Parea, alla periferia di Milano dove la mamma, Alessia Pifferi (37 anni) l'aveva lasciata da sola sei giorni prima. La donna, attualmente detenuta con l'accusa di omicidio aggravato, rischia l'ergastolo.

Alessia Pifferi avrebbe dato dei tranquillanti alla figlia

Alessia Pifferi ha sempre affermato di non aver mai dato a Diana dei tranquillanti, ma di essersi limitata a somministrarle della Tachipirina in gocce. Tuttavia gli investigatori, avendo trovato accanto a letto da campeggio dove la bimba dormiva un flacone di En (un ansiolitico), avevano ipotizzato che la donna potesse aver sedato la figlia. Questa possibilità sarebbe anche avvalorata dal fatto che i vicini di casa, in quei giorni di luglio, non avrebbero sentito piangere Diana.

L'assenza di benzodiazepine nel sangue potrebbe trovare spiegazione nel fatto che la bambina lo avrebbe espulso, mentre, per contro, la presenza nei capelli confermerebbe che le quantità assunte sarebbero state rilevanti.

I risultati degli accertamenti tossicologici richiesti dal medico legale nell'ambito della consulenza autoptica verranno formalmente depositati nei prossimi giorni. La relazione, infatti, dovrebbe arrivare alla Procura di Milano, sul tavolo dei pm titolari dell'indagine Rosaria Stagnaro e Francesco De Tommasi entro la fine di questo mese.

Alessia Pifferi abbandonò la figlia per stare con il nuovo compagno

Stando a quanto ricostruito finora, Alessia Pifferi avrebbe abbandonato a se stessa la figlia Diana per sei giorni solo per trascorrere del tempo con il nuovo compagno. Per questo motivo, giovedì 14 luglio, aveva lasciato il suo appartamento milanese per raggiungere l'uomo in provincia di Bergamo.

In base ai primi risultati dell'autopsia, la bambina sarebbe deceduta all'incirca 24 ore prima del rientro a casa della madre. Non è ancora chiaro se il benzodiazepine possa aver avuto un ruolo nella morte. Alessia Pifferi, arrestata il 21 luglio, a prescindere dall'aspetto tossicologico, rischia comunque l'ergastolo. Sebbene la premeditazione non sia stata accolta, ad oggi dal Gip, la contestazione di omicidio volontario mossa dai pm risulta comunque appesantita da due aggravanti, ossia l’aver agito nell’ambito del rapporto genitoriale e per motivi futili ed abietti. In giudizio, le aggravanti potrebbero tradursi nel carcere a vita.