Un fatto di cronaca dai contorni ancora non del tutto chiari si è consumato nella mattinata di sabato 11 febbraio a Riposto, nella città metropolitana di Catania: un detenuto di 63 anni, S.L., fuori dal carcere perché in permesso premio, ha ucciso due donne di 48 e 50 anni a colpi di pistola per le strade della cittadina siciliana.
Dopo aver commesso il duplice delitto, l’assassino si è tolto la vita davanti alla locale caserma dei carabinieri. A quanto pare il killer sarebbe dovuto tornare nella stessa giornata di sabato nella casa circondariale di Augusta, nel Siracusano, dov’era detenuto da tempo.
Le prime ricostruzioni dei due delitti compiuti dal detenuto
Il duplice omicidio è avvenuto in due zone diverse di Riposto. La prima vittima è stata uccisa mentre si trovava nella sua automobile sul lungomare cittadino, mentre la cinquantenne è stata colpita dopo essere uscita della sua auto, che aveva appena parcheggiato lungo via Roma. Il tenente colonnello Claudio Papagno, a capo del Reparto operativo dei carabinieri di Catania, ha spiegato che entrambe le donne sono state raggiunte da un colpo di arma da fuoco al volto in un arco di tempo che va dalle 8:30 alle 10 della mattinata di sabato.
Non è ancora stata chiarita la dinamica dei fatti, e gli inquirenti sono al lavoro per scoprire quale movente abbia spinto il detenuto ad assalire le vittime.
Probabile la pista sentimentale, dato che si dice che l'uomo portasse avanti una relazione con una delle due donne uccise. Il responsabile è un pregiudicato che stava scontando l'ergastolo per associazione mafiosa e per un delitto commesso prima del 2000.
Il detenuto potrebbe aver avuto un complice
Dalle prime indagini su questa vicenda di Cronaca Nera è emerso anche come l’assassino abbia usato un’automobile per spostarsi.
Diverse persone che si trovavano sui luoghi del crimine sono state ascoltate dagli inquirenti per fornire elementi utili a chiarire quanto accaduto. In particolare si sta cercando di capire meglio il ruolo assunto da una persona interrogata a lungo, presente durante la prima aggressione: gli inquirenti vogliono capire se si tratti di un semplice testimone o di un complice del detenuto.
Il detenuto si è tolto la vita, dopo essersi presentato in caserma per costituirsi
Il 63enne intorno a mezzogiorno di sabato ha raggiunto la locale caserma dei carabinieri, portando con sé l’arma utilizzata per i delitti, con l’intenzione di confessare. I militari dell’Arma si sono accorti della pistola e hanno messo sotto tiro il detenuto, per cercare di convincerlo a gettare via l’arma e a non compiere gesti insensati. Tuttavia l’uomo ha immediatamente puntato la pistola alla sua tempia e ha premuto il grilletto: anche per lui non c’è stato nulla da fare.
L’autore della strage era a Riposto in permesso premio, essendo ormai un detenuto in semi libertà presso il carcere di Augusta, che aveva usufruito di una licenza, come chiarito dagli inquirenti.
L’uomo aveva stretti legami con gli ambienti mafiosi, essendo il fratello di un referente locale della “famiglia” mafiosa dei Santapaola-Ercolano, arrestato dai carabinieri nel luglio 2020 con l’accusa di essere il mandante di un omicidio risalente al 2016.