Continuano le indagini sulla morte di Andrea Dini, affermato avvocato 50enne precipitato martedì 18 luglio dal balcone al sesto piano del suo studio di via Kennedy, a Frosinone. Nelle scorse ore, la procura ciociara che indaga sul caso di cronaca nera, ha aperto un fascicolo d'indagine, attualmente a carico di ignoti, per il reato di istigazione al suicidio.

Tra le diverse piste investigative battute dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore di Frosinone Samuel Amari, vi sarebbe quella che porta alle false certificazioni mediche e alle truffe alle assicurazioni.

All'indomani del suicidio, in procura era stato subito aperto un fascicolo, pare anche piuttosto corposo, per raggiro.

Sotto sequestro lo studio del legale

Gli interrogativi a cui stanno cercando di dare una risposta gli uomini del questore Domenico Condello sono numerosi. Sebbene le evidenze sembrano indurre a credere che l'avvocato Dini, sposato e padre di un figlio adolescente, abbia deliberatamente deciso di lasciarsi cadere nel vuoto dall'ultimo piano del suo studio, alcuni indizi indicherebbero che qualcosa, in questa prima ricostruzione, non quadra.

Nei giorni scorsi lo studio del legale, sito a due passi dal Parco Matusa, nel centro di Frosinone, è stato posto sotto sequestro e dispositivi del 50enne sono stati consegnati all'ingegnere informatico Stefano Solli, che provvederà a vagliarne il contenuto.

Gli investigatori non escludono che il gesto estremo possa essere collegato, in qualche modo, alla professione di Dini. Il professionista, infatti, si occupava anche di delicati dossier relativi a rimborsi assicurativi ed era in possesso di diverse informazioni riservate e sensibili. L'avvocato, inoltre, potrebbe anche essere rimasto coinvolto in qualche vicenda legata ai finti certificati per le assicurazioni.

Tuttavia, colleghi e amici lo difendono a "spada tratta" sottolineando che non avrebbe mai assecondato attività illegali, anche perché non solo non era nelle sue corde, ma "non ne avrebbe avuto alcun bisogno".

Da quanto emerso, sembra che la pista delle truffe assicurative sia stata presa in considerazione in seguito a quanto denunciato da un altro legale, stanco di certe pratiche poco corrette.

L'ombra del ricatto dietro la morte dell'avvocato Andrea Dini

Sembra che un medico ciociaro, prima della morte dell'avvocato Dini, sia stato contattato da un ispettore assicurativo in merito all'emissione di alcune decine di certificati, risultati poi in parte contraffatti. Impossibile, per ora, stabilire l'eventuale coinvolgimento del legale nella vicenda.

La Squadra Mobile, al momento, sta lavorando nel massimo riserbo verificando alcuni documenti, forse proprio delle polizze, rinvenuti nell'ufficio di via Kennedy.

Andrea Dini, ricordiamo, è stato ritrovato senza vita, con una mascherina calata sugli occhi e con addosso solo boxer e canottiera, a qualche metro dalle mura della palazzina dove ha sede il suo studio.

Gli inquirenti non escludono che possa essere stato indotto da qualcuno a togliersi la vita. Qualcuno che, per qualche motivo ancora ignoto, potrebbe averlo anche ricattato. Lo stimato professionista, stando alle dichiarazioni rese dalle persone a lui vicine, non avrebbe però avuto alcun problema economico. Tuttavia, questo particolare non escluderebbe a priori possibili pesanti minacce ai danni del cinquantenne o dei suoi familiari.

A rendere ancora più intricata la vicenda ci sarebbe anche un furto avvenuto nell'abitazione coniugale di Dini la notte precedente il funerale, celebrato sabato 22 luglio. Come spiegato dalla moglie, i ladri si sarebbero limitati a mettere a soqquadro l'abitazione, forse cercando documenti o altri carteggi importanti, non considerando nemmeno valori e gioielli. Persino la cassaforte non è stata toccata.