"Consapevole di andare incontro a una vasta ondata di contestazioni, figlia del populismo penale, mi azzardo sommessamente a spiegare alcuni elementi essenziali di questa condanna". Questa è la didascalia che accompagna il post pubblicato dall'avvocato penalista e divulgatrice giuridica Francesca Florio, che ha scelto Instagram per raggiungere un pubblico più ampio e provare a spiegare il significato della sentenza di ergastolo comminata a Filippo Turetta. Florio ha specificato che in caso venga ritenuto "non pericoloso" e in caso di "buona condotta" Turetta potrebbe uscire dopo 21 anni di carcere sotto regime di libertà condizionale.
La sentenza è stata pronunciata dal togato Stefano Manduzio, presidente della Corte d'Assise di Venezia, che, dopo cinque ore di camera di consiglio, ha stabilito la pena dell'ergastolo per Filippo Turetta, reo confesso dell'assassinio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin, di 22 anni, avvenuto l'11 novembre 2023 a Fossò, vicino Padova. Il corpo della giovane è stato ritrovato il 18 novembre in un anfratto roccioso nel bosco. La sera stessa, Turetta è stato arrestato in Germania, mentre si trovava sulla corsia d'emergenza dell'autostrada A9 tra Bad Dürrenberg e lo svincolo Rippachtal.
Nei giorni successivi, l'autopsia ha rivelato la causa del decesso: Turetta avrebbe inferto 75 coltellate alla vittima.
Ergastolo a Turetta, Florio: 'Non significa carcere a vita'
La sentenza di ergastolo ha escluso le aggravanti dello stalking e della crudeltà, ma prevede quelle della premeditazione, sequestro e occultamento di cadavere. A entrare nelle pieghe della sentenza è stata la penalista Francesca Florio: "La crudeltà è stata esclusa perché non riguarda la malvagità del fatto, ma le modalità omicidiarie, evidenti quando si tiene una condotta che miri a causare sofferenze ulteriori rispetto a quelle necessarie a causare il decesso".
"Sebbene l'ergastolo sia una pena perpetua - prosegue nel post Florio - non significa che il condannato rimarrà detenuto a vita. Anche agli ergastolani è riconosciuto l'accesso a determinati benefici, che possono portarli a uscire prima", questo perché la Costituzione Italiana prevede per i detenuti una pena che sia rieducativa e finalizzata al rientro in società, e non al subire una mera punizione.
Se ritenuti meritevoli, i condannati all'ergastolo possono "fruire di permessi premio dopo 10 anni di pena, di semilibertà dopo 20 anni e di libertà condizionale dopo 26. Questo limite scende a 21 anni, se viene riconosciuta la cosiddetta buona condotta attraverso l'istituto della liberazione anticipata".
In presenza di detenuti modello, la pena per un ergastolano potrebbe essere di 21 anni complessivi. Tutto questo, secondo quanto ricostruito da Florio, non rappresenta una stortura del sistema giudiziario, quanto piuttosto uno dei capisaldi del sistema giudiziario italiano che mira a rieducare chi commetta dei crimini, anche quelli più atroci come nel caso a oggetto.
Il padre di Giulia Cecchettin: 'Nessuno mi ridarà Giulia'
In aula erano presenti anche i familiari della 22enne uccisa da Filippo Turetta. A prendere la parola dopo la sentenza è stato il padre di Giulia Cecchettin, Gino: "La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile", ha dichiarato ai giornalisti presenti.