Il cortile della Scuola d'Arte Drammatica di Milano è coperto dineve, la gente entra nella sala d'ingresso e ruba un po' di tepore algelido inverno; alle pareti le stampe ritraggono attori della scuola,fondata nel '51 dal maestro Paolo Grassi e che oggi a lui èintitolata.

Entrano un cameraman e il cronista culturale, la sala si riempie.

Qualcuno avvisa il cronista, il cameraman tira su le spallel'aggeggio di ripresa, un assistente accende il riflettore. Al di làdei vetri appannati una figura avanza lentamente. Aprono la porta;entra nella sala Dario Fo.

Poi, denudato del suo colbacco nero, ilmaestro accoglie il pubblico con un generoso sorriso.

Nell'intervista il premio Nobel spende le migliori parole per gliallievi della scuola: loda il coraggio dei giovani attori ed attrici della "Paolo Grassi" e dell'Accademia Nico Pepe di Udine che si sono cimentati in Mistero Buffo e altre storie che hanno segnato la carriera del maestro e di sua moglie Franca Rame.

I neodiplomati della "Paolo Grassi" lo portano in scena in unaveste nuova, al punto da meritare i plausi dei festival europei.

Gli allievi della scuola milanese dimostrano di essere non esecutoridi testi, non si limitano ad interpretare parole, ma diventanoartefici dello spettacolo a cui danno vita.

La passione, l'entusiasmoe la dedizione, con cui studiano e lavorano, sono una gemma preziosain un Paese, quale è l'Italia, in cui la cultura viene bistrattata,è considerata solo un orpello rispetto al sistema produttivo delPaese.

Seduto, tra gli attori e il pubblico, Dario Fo cita la frase con cuiesordì, qualche anno or sono, il Ministro dell'Economia GiulioTremonti: Con la cultura non si mangia!

Il maestro dal canto suo ribatte che è un'affermazione imbecille,perché dietro ogni manifestazione artistica e culturale c'èun'economia che si muove.

Nel processo artistico sono coinvolte le scuole di formazione; lemaestranze, i tecnici e i professionisti; le industrie e gliartigiani che forniscono materiali, strumenti e manodopera; e molteaziende che prestano servizi.

Soprattutto all'arte contribuisce ilgrande pubblico, che ogni settimana si riversa in musei, cinema,teatri, auditorium, sale e locali di ogni genere.

Il pubblico è un cercatore di passione e di vita: acquista unbiglietto per assistere, ad un'ora o più, di una sintesi dell'arte,poter toccare per alcuni attimi l'essenza di un'emozione, uncompendio della ricchezza dell'animo umano.

Il maestro fa un'analisi spietata, ma fin troppo realisticadell'Italia, in cui mancano i luoghi per esercitare le arti: mancauna struttura culturale portante che favorisca le espressioniartistiche, la ricerca di nuovi linguaggi di comunicazione e conservie preservi l'immenso patrimonio di beni immateriali che ci è statotrasmesso.

Poi Dario Fo loda l'iniziativa della "Paolo Grassi" di invitarenon solo gli studenti della scuola, ma anche le altre scuole milanesie tutto il pubblico convenuto: condividere le iniziative con glialtri serve a diffondere la conoscenza e a partecipare ad un processocollettivo di crescita.

Infine incita gli allievi dicendo: bastano poche idee buone, macondite di follia; continuate così. Bravi!