C'erano le stelle là fuori quella notte all'idroscalo di Ostia? È molto difficile da immaginare se il cielo fosse sgombro o nuvolo, anche se quel luogo è divenuto una specie di simbolo per moltissime persone. Tanto che persino Nanni Moretti parla di quel luogo in "Caro Diario". Perché è lì che fu ucciso l'intellettuale Pier Paolo Pasolini. Ieri Pasolini avrebbe compiuto 91 anni e subito in rete si è diffusa la corsa al link sui social network. Questo perché Pasolini ha rappresentato per l'Italia qualcosa di più di un intellettuale tra tanti.
Tra le attività di Pasolini vanno annoverate prevalentemente la linguistica, il Cinema e la scrittura.
Ma fu la linguistica che permeò indissolubilmente la sua opera, a partire dal recupero del dialetto cui ricorse a larghe mani per molte delle sua poesie, ma anche l'italiano regionale, con le parlate di borgata, che sono parte fondante di due dei suoi romanzi più belli, "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta".
In qualità di cineasta, Pasolini ebbe tra l'altro il merito gramsciano di diffondere una certa cultura classica tra le masse. La sua trilogia della vita, composta da "Il Decameron", "I racconti di Canterbury" e "Il fiore delle mille e una notte", non fu semplicemente un riadattamento dei tre grandi romanzi a cornice della storia, bensì una vera trasposizione in tempi moderni del concetto narratologico in sé: raccontare storie salva la vita.
Pasolini non avrebbe salvato la sua, non quella notte all'idroscalo. Raccontare storie non l'ha reso immortale, com'è invece accaduto alla sua opera. Per questi tutti lo ricordano, in moltissimi lo piangono. Non solo nel giorno che sarebbe stato quello del suo compleanno.