C'è stato un periodo (circa un quindicennio) in cui l'Italia poteva a buon diritto affibbiarsi il titolo di "fucina mondiale del Cinema spazzatura". Tra la metà degli anni '70 e la fine degli anni '80 - quando generalmente i budget produttivi erano ridicoli (ancor più di oggi) e la fantasia di registi, sceneggiatori e tecnici vari notevolissima - l'Arte dell'arrangiarsi era quasi d'obbligo per poter portare a compimento un qualsivoglia progetto nato senza possedere un nume tutelare di rilievo. Il prodotto finale, insomma, faceva spesso e volentieri storcere il naso agli esteti della settima arte.

E' in questo contesto che sono nati innumerevoli filoni e sottofiloni cinematografici segnati da una specifica peculiarità: costare poco ma con l'ambizione di poter guadagnare tanto. Il pubblico ha potuto così divertirsi con le commedie scollacciate di Lino Banfi e Alvaro Vitali (solo per citare due dei protagonisti del genere), spaventarsi con gli horror di Fulci e Mattei, inorridire con i pornonazi, immaginare orizzonti lontani con gli spaghetti western e i "sotto Indiana Jones" e gustare tanto altro ancora.

Dagli inizi degli anni '90 questa tendenza allo sfruttamento assoluto di qualsiasi cosa si avesse sotto mano pur di poter fare cinema (copioni ridicoli, registi e interpreti inadeguati, mezzi tecnici occasionali ecc...) è andata purtroppo scemando.

Scrivo purtroppo perché da allora il nostro cinema ha perso la sua vitalità creativa, nel senso più totale del termine. I dati relativi a "quantità" e "varietà" sono praticamente precipitati e ciò, tra l'altro, non ha nemmeno portato autentico ossigeno al dato della "qualità". Insomma, il panorama cinematografico nazionale aveva imboccato la strada che l'avrebbe condotto all' inaridamento più assoluto.

Ma negli ultimi anni sembra che qualcosa si stia muovendo per riportare in auge i bei tempi che furono. Tra programmi televisivi ad hoc e riviste specializzate, nuovo entusiasmo sta nascendo intorno ai nostri vecchi "capolavori". Titoli come "Zombi horror", "Virus" e "Star crash", per esempio, non sono più coperti da un velo di oblio e iniziano a divenire familiari anche ai ragazzini.

La massa - tutti coloro che forse nemmeno sapevano della sua esistenza - sta finalmente riprendendo confidenza con questo "insolito" prodotto, conosciuto da ben pochi fino all'altro ieri; un prodotto in grado di poter offrire tanto.

Insomma, il mio augurio è che si possa ritornare in qualche modo a fare cinema come in quell'epoca: con tanto entusiasmo, tanta fantasia e tanta voglia in più di rischiare.