Anita di Roberto Faenza, e' buona cosa tener viva la memoria?

E' buona cosa tener viva la memoria? Questo è quanto si chiede la protagonista nel film Anita di Roberto Faenza interpretata da Eline Powell. Anita è una ragazza scampata ai campi di concentramento che ha visto morire il padre e la madre.

All'inizio del film da Auschwitz viene accompagnata al confine con la Cecoslovacchia. Andrà a vivere a Zvikovez, un paesino vicino Praga dove i Sudeti sono rientrati in Germania ed hanno lasciato le case agli ebrei. L'accoglierà la zia Monika ( interpretata da Andrea Osvart) con il figlioletto, il marito Aron ed il giovane Eli ( Robert Sheehan, idolo delle adolescenti) Ma nell'accoglierla la zia le ordina di ' tenere fuori Auschwitz dalla casa'.

La ragazzina non potrà mai fare parola dei suoi ricordi con gli adulti e si ridurrà a parlare con il suo nipotino che accudisce amorevolmente.

E' dunque un film che non parla dell'Olocausto ma della fase successiva, lo sforzo di reinventarsi una vita da parte dei sopravissuti. Anita, diversamente dagli altri sente che è per lei vitale mantenere viva la memoria dei suoi cari, e diversamente dagli altri farà scelte coraggiose, come quando vorrà tenersi il bimbo che porta in grembo, nato dalla relazione con Eli, il bel giovane che vive in casa con lei. E' una ragazzina Anita, ma vive la condizione di sopravissuto in modo diverso. Vuole ricordare! Per lei il ricordo dei propri genitori è vitale, e d'altronde, vista la giovane età, è anche comprensibile.

Il film è tratto dal romanzo di Edith Bruck ' Quanta stella c'è nel cielo' e l'intera sceneggiatura è stata scritta dalla stessa scrittrice, insieme al regista Faenza, Nela Risi e Iole Masucci. Risulta essere una storia genuina, raccontata con la semplicità di una storia vera e scivola sulla scena come un buon sorso d'acqua.

Raccomandabile la visione, perché Anita, pur nella sua giovane età saprà fare scelte di vita coraggiose e alternative. E' una piccola donna, ma piena di fantasia e desiderosa di una vita autentica. Gli altri vogliono dimenticare e mettere una pietra sopra. Lei sa che non si può e alla fine dirà ' Sono serena perché viaggio verso il passato con un solo bagaglio: il futuro'.

Un film da vedere, anche se si distacca dal repertorio dei film sull'Olocausto. Questo non è un film in cui si vedono atrocità, bensì il lento recupero di una comunità che vuole vivere a tutti i costi, con al centro una ragazzina, Anita, che vuole ricordare ancora, nonostante tutto. Da vedere se non altro perché siamo vicini alla commemorazione del 27 gennaio e da far vedere ai ragazzi. L'umanità di Anita è pregna di dolcezza e di forza d'animo e il ritratto che il regista ne delinea è quello di una ragazza controcorrente anche nell'immenso dolore del dopo. Belle le musiche e i canti in cui protagonista è Moni Ovadia che interpreta una bella parte.