Anche se le ossa ritrovate sulla spiaggia di Porto Ercole non fossero le sue; anche se l'intera operazione non fosse altro che una briosa iniziativa di marketing turistico, il fascino struggente e ineguagliato della vita e dell'Arte di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, permarrebbe nei tempi.

Merisi, forse Amerighi, nacque Milano nel 1571 e fu noto come il Caravaggio, dal nome del paese originario della sua famiglia. Fu allievo di Peterzano; poi si formò a Roma, presso il maestro Cavalier d'Arpino, divenendo espertissimo nel disegnare fiori e frutta.

Si perfezionò nel contatto con la pittura veneta e lombarda, in un personale percorso naturalistico, poi allegorico, dunque religioso. Il Riposo nella fuga in Egitto, la Maddalena, il Bacco, il Bacchino, il Ragazzo con canestro di frutta, la Buona ventura; e ancora il Concerto e il Canestro di frutta: dunque una creatività drammatica, chiaroscurale, di tragica intensità, pregna di ombre e luci, di emersioni dense tra lucori di lirica intensità ne connotano l'impareggiato stile. Nel 1559, decorò la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma, con le Storie di San Matteo.

La realizazione della Vocazione di San Matteo costituisce testimonianza altissima della compiutezza della sua maestria.

La sequenza di sconvolgenti capolavori che seguiranno, acclarerà l'irraggiungibile genio del Caravaggio: Crocefissione di S. Pietro, Conversione di S. Paolo, Deposizione, Madonna dei Pellegrini, Madonna dei Palafrenieri, Morte della Vergine, Cena di Emmaus. Talento e sregolatezza estrema, capacità tecniche e volubilità caratteriale, drastica e violenta.

Fugge verso Napoli per un omicidio commesso nel 1606; poi a Malta e in Sicilia, da ove riparte verso a Roma.

Nell'estremo suo viaggio, approda a Porto Ercole e da fuggiasco disperato, alterato e solingo vi muore, sulla spiaggia. Le Sette Opere di Misericordia, la Decollazione del Battista, il Seppellimento di S. Lucia, l'Adorazione dei Pastori, la Resurrezione di Lazzaro confermeranno una capacità d'illustrazione drammatica, narrativa, scenica, coloristica, teatrale incomparabile.

Celebreranno una pittura di genio che ha persuaso, meravigliato, turbato, scandalizzato l'animo umano, investigando di esso l'inquietidine vasta che emerge dalla luce, quasi soffocata dagli eleganti rantoli chiaroscurali che ne trattengono l'esodo verso i sentieri del vero.

Capolavori e delitti, fughe e duelli, aneliti di spirito e religiosità corrusca: una leggenda proto-moderna che tuttora cavalca il tempo, con la densa leggerezza dell'arte, tracciando solchi nell'umano sentimento. La sua opera rivoluzionò la storia dell'arte. La luce e le tenebre, l'inquetudine e la chiarezza salvatrice preconizzarono i caratteri della modernità. La sua pittura dal vero, priva di disegno preliminare, effettuata in stanze buie, illuminata lateralmente da una finestrella, con uno specchio a fronteggiare la scena, costituivano il suo originale set di lavoro.

Ma se il 18 luglio di 404 anni or sono la luce del genio si spense su una spiaggia, e se oggi pare che il suo residuo osseo sia stato rinvenuto e celebrato in un parco funerario a Monte Argentario, il luglio del 2014 non smette di fornire al mondo tragedie immani. Gaza è in fiamme, l'Ucraina brucia, Siria e Libia dilacerate stillano sangue; in mille altri mondi prospera l'infelicità. Anche con la forza d'arte del Caravaggio forse è ancora possibile appellarsi alle coscienze, per tacitare la violenza e stimolare solidarietà.