Ormai è passata una settimana da quando gli "hooligans" olandesi hanno violentato uno dei monumenti più importanti della Roma moderna, la Fontana di Piazza di Spagna detta la Barcaccia. Ma qual è la storia di un monumento così bello e composito? La Barcaccia fu voluta ardentemente da papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) che chiamò nel 1626 uno degli scultori più importanti in circolazione, Pietro Bernini, padre del più famoso Gian Lorenzo Bernini, di cui l'Italia ancora oggi gode delle sue produzioni.
Il progetto trova gli albori nel 1570 quando, dopo la fine di un movimento riformatore del decoro cittadino, si volle approntare un riassetto delle fontane pubbliche di Roma.
Lo scultore nella produzione riuscì a superare i problemi di pressione idraulica dovuto all'afflusso di acqua dall'Acquedotto dell'Acqua Vergine. La barcaccia presenta tre grandi punti di sbocco, uno centrale come una vela d'acqua, due a prua, due esterne e una interna e le ultime due a poppa con la stessa distribuzione della prua. Sulla prua della nave è posto lo stemma papale di Urbano VIII, un fregio architettonico di grande presenza posta nella posizione dove le navi una volta recavano la scultura propiziatoria, come a descrivere il papato di Urbano VIII, un papato di guida per la cristianità.
Nella parte sottostante alla nave è posta una vasca di raccolta delle acque che per certi aspetti simula il mare, dove viaggia la nave.
La leggenda vuole che la forma di una nave sia stata ispirata dalla presenza di una imbarcazione in secca dopo la piena del Tevere del 1596. La barcaccia è stata sottoposta, prima del vilipendio, a tre grandi restauri 1986, 1993 e l'ultimo restauro (1994) durato 5 anni dove è stata sbiancata dal nero del traffico urbano e restaurata nelle parti delle fontane.
Questa è dunque la storia di un grande monumento che sopravvisse al tempo, ai moti rivoluzionari, alla breccia di Porta Pia ma non alla furia dei moderni Lanzichenecchi che il giorno 19 febbraio hanno deciso che questo monumento dovesse essere violentato. I danni stimati sono di 3 milioni di euro anche se il noto critico Vittorio Sgarbi, intervistato da Leggo ha criticato la soprintendenza, accusandola di aver mentito e di aver provocato lei stessa dei danni, asportando nell'ultimo restauro il travertino originale.
Non importa chi ha fatto i danni se gli hooligans o la soprintendenza, il popolo che ama la cultura, che ha pianto per questo "stupro di massa" vuole ardentemente che la fontana torni a zampillare di quell'acqua fresca che ancora oggi sgorga come in quel 1626 quando la barcaccia cominciò a navigare per il mare suadente della cultura.