“Chasing yesterday”, è il nuovo album di Noel Gallagher, exchitarrista degli Oasis. Dove eravamo rimasti? Il primo disco, “NoelGallagher’s High Flying Birds” del 2011 ha rappresentato senza dubbio unasvolta nel modo di fare musica al quale i fan degli Oasis erano abituati. L’evoluzioneverso una sorta di electropop è stata evidente sin da quell’album. Oraprosegue, continua e secondo chi scrive, addirittura migliora.

Il disco si apre con “Riverman”, una bella ballata che siapre “pensando” a Wonderwall, con lo stesso strumming di chitarraacustica.

Segue il singolo “In the heat of the moment”, canzone che in un albumdegli Oasis sarebbe apparsa quantomeno surreale, con un ritmo che vira piùverso la dance che verso il britpop al quale Noel ci aveva abituato da anni. Lacanzone è molto orecchiabile, e prende in breve tempo l’orecchio dell’ascoltatore.La traccia successiva è “Stairway to heaven” . No, si chiama “The Girlwith X-ray eyes”, e riprende la sequenza di accordi del successo anni 70 deiLed Zeppelin, anche se nella sua complessità ricorda più certi momenti di “HeathenChemistry”. Le citazioni continuano: “Lock all the doors” inizia esattamentecome “Born on a different cloud”, anche se evolve in maniera totalmentediversa, con un bel rock veloce che sicuramente dal vivo renderà molto bene.Una canzone “da stadio”, forse l’unica dell’album.

Il pezzo più bello, a parere di chi vi scrive, è sicuramente“The dying of the light”, una canzone con grandissime possibilità da singoloradiofonico. Ballata dal ritornello orecchiabile, rientra nella grande scia deiclassici scritti da Gallagher. Staremo a vedere se la pubblicherà, ma non farlosarebbe da folli. La traccia successiva ricorda un po’ il ritmo di certi pezzidei Radiohead degli anni duemila: si chiama “The right stuff”, e sembra unriempitivo improvvisato lì per lì.

Francamente evitabile. Altro bel pezzo è invece il successivo, “Whilethe songs remains the same”, una ballata “mossa” dal tempo accattivante.

“The mexican” è invece la traccia più debole dell’album,secondo chi vi scrive. Sembra una canzone dei Litfiba cantata da NoelGallagher, e i risultati non sono esaltanti. In “You know we can’t go back” Noel riprendemolto di una vecchia canzone, “The meaning of soul”.

Rock veloce e ritmoincalzante, nel complesso non granché. Il disco finisce con il singolo “Theballad of the mighty I”, orecchiabile e godibile sin dal primo ascolto. Complessivamente, un disco che a parte le poche tracce “deboli” ha una sua grande unità difondo che lo rende estremamente godibile. Chi cerca gli Oasis resteràinevitabilmente deluso, chi ha già apprezzato e ricerca il “nuovo” Noel troveràinvece l’amore per il ritornello coinvolgente, la canzone ritmata e –nientemeno – due sassofoni, impensabili in un disco degli Oasis. L’unica lineache continua il percorso del gruppo britannico forse è proprio questo: l’amoreper la melodia. Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds sarannoin concerto a Milano per l’unica data italiana – già sold out da tempo – al“Fabrique” di via Fantoli 9 sabato 14 marzo.