Si è svolto ieri al “Fabrique” di Milano il concerto di NoelGallagher. L’ex chitarrista degli Oasis ha suonato per un’ora e mezza circadavanti al pubblico meneghino. La rockstar inglese ha eseguito dal vivo ventipezzi tratti sia dagli album solisti che dal repertorio della sua vecchia band. Il concerto si è aperto con la B-side “Do the damage”, che hasubito riscaldato il pubblico. Quindi “Stranded on the wrong beach”, anchequesta molto apprezzata grazie al ritornello potente, marchio di fabbrica delchitarrista inglese. A seguire, “Everybody’s on the run”, canzone di apertura delprimo album, priva dei consueti violini ed eseguita in maniera più rock.

Il pezzo successivo è invece stato “Fade away”, canzone punkin origine, che Gallagher ha eseguito in chiave acustica. A seguire,In theheat of the moment”, singolo dell’ultimo album, che ha dimostrato insieme a“Ballad of the mighty I” che anche il repertorio tendente verso la dance dalvivo guadagna moltissimi punti. A seguire “Lock all the doors” è stata eseguita secondo lasua consueta impronta rock and roll. Più calma invece “Riverman”, praticamenteidentica alla versione del disco, così come “The death of you and me”, fattaeccezione per gli assoli finali, eseguiti con la chitarra.

Uno dei pezzi che ha funzionato meno a parere di chi scriveè sicuramente “You know we can’t go back”, scelta inspiegabile considerando ilbagaglio musicale al quale può attingere Gallagher.

Bagaglio dal quale èuscita, in una tonalità stravolta, “Champagne supernova”, singolo radiofonicodi “(What’s the story)Morning Glory?” Dopo “The ballad of the mighty I”, probabilmente il pezzomeglio eseguito di tutta la serata, vale a dire “Dream on”, coinvolgente comela successiva “The dying of the light”.

Continua a non convincere, seppure dal vivo guadagniqualcosa, “The mexican”, esattamente come “A.k.a.

broken arrow”, sceltadiscutibile rileggendo la quantità e qualità di singoli sfornati dalchitarrista inglese. La migliore parte del concerto è stata invece l’ultima. Lasorpresa “Digsy’s dinner”, canzone ironica del primo album “Definitely maybe” ela finta chiusura con “If I had a gun”, ballata del primo album solista. Dopo il classico siparietto del rientro, Noel ha regalato alpubblico milanese “Don’t look back in anger”, praticamente una presenza fissanei concerti, stravolta come “Champagne supernova” nella tonalità diesecuzione, seguita da “A.k.a.

what a life” e la monumentale “The masterplan”,già oggetto di richiesta in molti concerti milanesi.

A bocce ferme Noel ha dichiarato sui social network che latappa di Milano è stata la sua preferita, definendo gli italiani come“bellissimi bastardi”. Dal punto di vista della durata del concerto però il chitarristaha lasciato abbastanza a desiderare. Un’ora e mezza di concerto è francamentepoco, rispetto ai costi che hanno oggi i biglietti. A parziale giustificazione,venti canzoni non sono effettivamente poche.

Migliora invece la presenza scenica: i testimoni dei primiconcerti degli Oasis ricorderanno un Liam piegato sul microfono e un Noel fermoa fare da contraltare al fratello, con un fare quasi da “impiegato del rock androll”.

Noel in questo è molto cresciuto concedendosi al pubblico scherzando,come dovrebbe essere. Un buon concerto, ad ogni modo, che verrà replicato allaSummer Arena di Assago il 6 luglio, date alle quali si aggiungono anche l’Hydrogenfestival di Piazzola sul Brenta l’8 luglio e Rock in Roma il 9 dello stessomese.