Una leggenda, e allo stesso uno dei più influenti musicisti della storia del rock, grazie al suo Blues, fatto di chitarra e anima, ispirato concretamente da tutto ciò che di "black" gli girava intorno: soul, jazz e rythm and blues. Questo era B.B King, vero nome Riley B King, un tutt'uno con la mitica Lucille, ovvero la mitica chitarra che l'ha accompagnato per 60 anni di onorata carriera, la Gibson 335.
Capostipite della tecnica del "vibrato", detta Hummingbird, la sua mano era un colibrì svolazzante, che traeva ispirazione dai padri del blues classico come Muddy Waters, ma che poi preferì esplorare nuovi angoli di cielo, elettrificando il genere, per diventare padre putativo di tutti quegli artisti che negli anni 60 si affacciarono nella scena rock'n roll/blues inglese e americana: gli Yardbirds di Jeff Beck, i Cream di Eric Clapton, tanto per citarne due.
Ma B.B King, non era solo chitarra, suonata con uno stile inconfondibile - una scia di note allungate che parevano uscire dalla sua bocca, che si piegava a destra, a sinistra, o verso il cielo, ad ogni suono emesso -, ma era anche voce, una di quelle che non ti scordi, stile shouter, allenata da ragazzo nei campi di cotone del Mississipi, a suon di gospel e tanta fatica.
Cominciò a passare le sue prime musiche in radio quando fece il disc-jokey a Memphis, accorciandosi il nome di volta in volta, così da The Beal Street Blues Boy passò a Blues Boy, dimezzato in seguito definitivamente in B.B King, nome con la quale cominciò ad incidere dal 1949, facendosi largo pian piano nel mondo del Blues.
Cominciò da lì una lunga serie di hit (Woke up this Morning,The Thrill is Gone), e una serie di album epocali come Live at the Regal del 1964 , registrato al teatro Regal di Chicago, che si piazzarono ai vertici delle classifiche di settore, e non, di tutto il mondo, come testimoniano le 74 presenze nelle classifiche stilate da Billboard.
La classe con cui suonava i suoi pezzi e i rifacimenti dei pezzi che amava, accompagnato da musicisti fenomenali, gli diedero la venerabilità che si da solo ai grandi artisti, e i suoi live, anche se negli ultimi 20 anni erano diventati sempre più sporadici, son sempre stati un evento con un attesa senza eguali.
Infinite son state le sue collaborazioni: David Gilmour, Luciano Pavarotti, Slash, U2, Zucchero, Aretha Franklin e tanti altri, compresi i suoi colleghi più affermati come Albert King e Steve Ray Vaughan.
Poche ore fa, all'età di 89 anni si è spento, eppure il suo blues, da qualche parte qua vicino risuona ancora, acceso come non mai. B(ye) B(ye) King.