Cagnaccio di San Pietro, in mostra a Ca' Pesaro sino al 27 settembre.C'è un pittore in questi giorni in mostra a Venezia, ed esattamente a Ca' Pesaro, che vale la pena conoscere. La mostra, nel secondo piano di Ca' Pesaro, è stata inaugurata il 6 maggio e rimarrà aperta sino al 27 settembre. Ma questo singolare artista (1897-1946) va osservato, in quanto tutta la sua opera pittorica è un modo per riaffermare i principi della bellezza e della verità in un'epoca, quella fascista, che tali principi ha per molti anni violato e infangato.

Cagnaccio di San Pietro è uno pseudonimo, il suo vero nome era Natalino Bentivoglio Scarpa, e nella sua breve vita, non è arrivato neanche a cinquant'anni, stroncato da un brutto male per una ulcera recidivante, ha realizzato opere di singolare bellezza.

Personalità schiva e scontrosa, ma fiero antifascista, ha realizzato in pittura, dopo tentativi di sperimentazione avanguardista, quel ritorno alla classicità moderna che lo annovera ora tra gli artisti di alta qualità.

Esponente della Nuova Oggettività, movimento che venne bandito dal regime come Arte degenerata, ed i cui massimi rappresentanti, Otto Dix, Georg Scholz, George Grosz, sono rimasti in mostra a Venezia al Museo Correr sino al 30 agosto, ha realizzato quadri di grande fattura con impianti scenici originali.

Il quadro ' Primo denaro' 1928 insieme ad altri quadri di ritratti , paesaggi e nature morte

E' presente alla mostra quello stupefacente 'Primo denaro' del 1928, in cui un corpo di donna completamente nudo e ripreso dall'alto su un telo azzurro si distende in una posa ritratta con nell'angolo un piatto con banconote e qualche spicciolo.

Ma altrettanto singolari e dai colori smaltati sono quadri come 'L'alzata'(1926) e Fiordalisi (1942).

Una pittura dai timbri trasparenti e dai rapporti equilibrati, un mondo in cui il senso di denuncia sociale si coniuga con l'istinto della bellezza pura, ed ecco sfilare ritratti di bambini e nature morte dove il gioco dei colori oscilla tra la ricerca scientifica e l'alchimia.

Chi conosce la grande pittura del maestro Donghi, non può che avvicinarlo a lui. Alla Biennale del '34 lo stesso Hitler, colui che rinnegherà il movimento della Nuova Oggettività, definendolo arte degenerata, acquisterà un suo dipinto.

'La sua arte è una misteriosa ma perfetta fusione di sogno e veglia, passato irrecuperabile e presente sensuale, ardore intellettuale e capacità di amore, un paradiso ritrovato'

La mostra ribadiamo rimarrà aperta sino al 27 settembre a Ca' Pesaro.