Tra la notte dell'1 e del 2 novembre 1975 veniva ucciso Pier Paolo Pasolini, una delle voci più controverse del Novecento italiano. Poeta, scrittore, cineasta, autore di articoli che hanno raccontato in modo lucido e spietato il suo tempo. Un intellettuale e un artista che ha saputo abilmente rinnovare tutti i linguaggi narrativi a cui si è dedicato. I suoi due romanzi: 'Ragazzi di vita' e 'Una vita violenta', editi da Garzanti rispettivamente nel '55 e nel '59, irrompono nel panorama della letteratura italiana sconvolgendolo, sia per quanto riguarda il piano linguistico sia per quanto riguarda la dimensione semantica.
Due romanzi che verranno ignobilmente esclusi da premi letterari importanti come lo Strega, perché contenutisticamente troppo audaci: per la prima volta in Italia infatti uno scrittore parla apertamente di prostituzione maschile.
Ma Pasolini non è stato solo uno scrittore. Agli inizi degli anni '60 debutta come regista con due film che sono considerati dei capolavori della storia del Cinema italiano: 'Accattone' e 'Mamma Roma', due pellicole in cui si sedimenta ancora di più il suo viscerale, quasi epidermico, rapporto con la Roma delle borgate, delle persone umili, degli ultimi.Tra un film e la stesura di un nuovo romanzo, Pasolini non smette di comporre versi ed è sempre negli anni Sessanta che regala alla letteratura italiana il più alto esempio di poesia ideologica con 'La religione del mio tempo', edito anch'essoda Garzanti.
L'eredità di Pasolini
Non si può non riconoscere a Pasolini di essere stato uno dei più grandi intellettuali italiani del XX secolo, per la sua incredibile capacità di attraversare linguaggi narrativi diversi, innovandoli completamente, riuscendo puntualmente ad avere un riscontro da parte del pubblico. Altrettanto difficile è accettarne, però, fino in fondo le ambiguità e le derive semantiche specie per quanto riguarda le sue ultime opere cinematografiche.
Opere come 'Salò o le 120 giornate di Sodoma' che rappresentano l'esempio emblematico dell'affermazione sterile del significante, privato di qualsivoglia ipotesi di proiezione semantica. Dunque, di Pier PaoloPasolini, a 40 annidal suo ignobile omicidio, rimangono ben sedimentati nella memoria collettiva: il suo sguardo, la sua visione, ma soprattutto la straordinaria capacità di raccontare le sue storie senza filtri e senza barriere di alcun genere.
Resta ancora viva la sua voce di intellettuale libero e fuori dagli schemi, che non ha mai avuto paura di schierarsi e di esprimere il suo punto di vista: perché uno scrittore, un regista, un poeta, non può essere semplicemente uno che scrive frasi, uno che fa inquadrature, uno che compone versi.