L’edizione inglese di “Kerrang!” è riuscita ad avere in copertina i due musicisti più rappresentativi della band che, suo malgrado, ha vissuto un incubo imprevisto e ineluttabile: la tragedia del Teatro Bataclan del 13 novembre 2015. Loro sono Josh Homme e Jesse Hughes e la band si chiama, va da se, Eagles of Death Metal. Il loro nome nasce da uno scherzo: qualche tempo prima, mentre si stava costituendo il gruppo e si parlava del genere ‘arrabbiato’ dei Poison, qualcuno disse che, a quel punto, loro potevano definirsi addirittura “Eagles of Death Metal”!
L’idea ludica di base era, adottando quel nome, quella di costituire una sorta di corto circuito tra il genere dei celeberrimi Eagles e il sound duro del death metal. In realtà, il gruppo non suona death metal, ma un rock di marca statunitense.
L’intervista a “Kerrang!”
Tuttavia, se il death metal non alberga nelle loro mani e voci di artisti, nell’esclusiva data alla rivista inglese – la prima intervista concessa a un giornale di carta – si palesa un concetto ‘metallaro’ di sconcertante chiarezza. ‘Metallaro’, in questo preciso frangente è da intendersi proprio alla lettera: nel senso di metallo usato per le armi. Aveva già iniziato a scaldare gli animi, qualche giorno prima, Jesse Hughes. Questi – il vero leader è Josh Homme ma, Jesse è il più popolare della band americana – aveva dichiarato alla tv francese iTele che tutti dovrebbero avere un'arma.
Aveva aggiunto inoltre che le normative sul controllo delle armi sarebbero da eliminare perché non permettono a chiunque,in caso di bisogno, di potersi difendere adeguatamente. Questo, in sintesi, il pensiero dell'artista. Secondo questo punto di vista, al Bataclan e se armati, i ragazzi avrebbero avuto qualche chance in più contro i kalashnikov dell’Isis.
Faccia a faccia col terrorista
Hughes ha pure citato un evento che, probabilmente, ricorderà per sempre: il fatto di avere incrociato il suo sguardo con quello di uno dei terroristi. “Nel corridoio ho incontrato uno degli assalitori. Credevo che mi avrebbe fatto secco. E' stato un sentimento bizzarro, perché pensi che stai per morire.
ricordo che i suoi occhi sembravano di marmo e ho capito che era strafatto, come uno zombie sotto Xanax”, ha detto al giornalista di “Kerrang!”.
Comunque e al di là del personale punto di vista sul tema delle armi, i due musicisti hanno avuto parole di ammirazione per tutti i ragazzi e le ragazze che, pur nell'esecrabile tragedia, non hanno voluto lasciare i loro amici e, molti, sono morti sul pavimento del Bataclan.
Vale la pena, a margine di questa intervista agli Eagles of Death Metal, segnalare come molti musicisti abbiano, in diversi modi e in differenti nazioni, tenuto vivo l’accento sui fatti legati alla Génération Bataclan. Si citano qui gli U2 che,immediatamente, annullarono i due concerti previsti a Parigi.
Anche i Foo Fighters sospesero la loro attività di promozione mondiale. In Italia, Jovanotti ebbe parole d'incoraggiamento a continuare una vita sociale non tarpata e il cantautore Mimmo Parisi incise un brano chiamato, programmaticamente, “Gènèration Bataclan”.Johnny Halliday, Peter Gabriel, Sam Smith, e diverse case discografiche condannarono l’eccidio. Così come, durante il live del 14 novembre a Stoccolma, Madonna cantò un'emozionante versione di "Like a Prayer", dedicataalle vittime dei terroristi. Perfino le sale da concerto, come Bercy, Zenith o l’Olympia, annullarono le rispettive programmazioni.