Dal 14 Aprile è arrivato nei Cinema italiani, con un giorno d’anticipo sull’uscita statunitense, il nuovo remake parte di una lunga sfilza di live-action (come la Cenerentola di Branagh) che la Disney sta riportando sugli schermi, nel tentativo di richiamare vecchi nostalgici e attirare nuovi e più giovani spettatori. Con un cast fatto di animali ricostruiti in CGI e un unico attore in carne e ossa a muoversi fra di loro, tutta la storia si regge sulle voci di chi dà personalità agli amici di Mowgli e sulle spalle del giovanissimo Neel Sethi, che i panni del bimbo adottato dai lupi veste.

La trama in breve

Come nell’omonimo film d’animazione del 1967, Mowgli – un bimbo abbandonato nella giungla e adottato dal branco del lupo Akela – durante la Tregua dell’Acqua viene notato dalla terribile tigre Shere Khan, che ha giurato agli uomini odio eterno dopo essere stata sfregiata dal famigerato “fiore rosso”, il fuoco, brandito da uno di loro nel tentativo di difendersi dal suo assalto.

Per non mettere in pericolo il suo branco, Mowgli decide così di allontanarsi e cercare il villaggio degli umani, in cui ripararsi dall’attacco della temibile tigre. Bagheera lo accompagnerà in questo viaggio attraverso una giungla che si è fatta insidiosa, ora che tanti sanno della presenza del cucciolo d’uomo e non tutti sembrano essere ben intenzionati nei suoi confronti.

Ma sarà quando Mowgli incontrerà l’orso Baloo, dopo essere stato costretto a una precipitosa separazione dalla pantera a causa di un agguato di Shere Khan, che comincerà a capire che la sua presenza nella giungla può persino essere utile, se comincia a sfruttare fino in fondo i suoi talenti da essere umano.

Se la giungla si riprende i suoi miti

È un’ottima prima prova attoriale, quella del giovanissimo Neel Sethi, unico attore in carne e ossa in mezzo a una selva di animali ricostruiti attraverso il CGI e il doppiaggio. E se l’uso delle più avanzate tecniche di rendering fotorealistico e di motion capture non solo rende i panorami della giungla e le bestie che la popolano realistici come in un film girato dal vero, l’espressività del giovane interprete di Mowgli e la scelta di voci autorevoli danno più profondità alla storia.

Nella versione anglofona del film diretto da Jon Favreau si parla di attori del calibro di Bill Murray e Idris Elba, ma il doppiaggio italiano non è da meno e arruola – al fianco di vecchie glorie del doppiaggio come Alessandro Rossi – i nomi di Toni Servillo (un paterno e serissimo Bagheera), Neri Marcorè (esilarante nel ruolo di Baloo), Giovanna Mezzogiorno (ipnotica proprio come il pitone Kaa a cui presta la voce) e Giancarlo Magalli (quasi irriconoscibile, mentre dà vita al mastodontico King Louie). Il tutto si mescola a una trama dai toni sostenuti ma mai affrettati, che non dà allo spettatore il tempo di annoiarsi.

La rivisitazione del vecchio classico Disney, così, pur riprendendo certi temi del cartone animato – in special modo le due canzoni più famose del film – si fa anche più aderente ai racconti originali di Kipling, ridando dignità ai personaggi più canzonati e restituendo alla giungla una sua mitologia e una sua legge, lontanissime dall’anarchia giocosa che si intravedeva nel vecchio adattamento. Una buona prova, dal tono più serio e a tratti drammatico, che si rende così interessante anche per gli adulti in sala.