Dopo una pausa di otto anni ritorna, e con passo deciso, la Quadriennale di Roma, una delle più esclusive vetrine dell'Arte contemporanea italiana, che quest'anno giunge alla sedicesima edizione. Altri tempi altri miti, con il titolo che trae ispirazione dalla celebre raccolta di Pier Vittorio Tondelli, "Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta", l'esposizione presenta una visione dettagliata dei vari frammenti artistici contemporanei, offrendo così allo spettatore un'ampia varietà delle possibili chiavi di lettura della corrente produzione culturale italiana.

Attraverso dieci sezioni che si addentrano nei temi più attuali, la mappa narrativa si sviluppa su oltre 2.000 metri quadrati del Piano Nobile del Palazzo delle Esposizioni, dando vita a un percorso espositivo che intreccia indagini sociali e sguardi intimistici, in una rete visionaria intessuta dagli 11 curatori, attorno alle 150 opere dei 99 artisti presenti.

Le dieci sezioni che scandiscono il percorso espositivo

La centralità dell'opera, che appare come ultima destinazione di una lunga ricerca, è il frutto di un lavoro incessante degli artisti che compongono la sezione Periferiche. Curata da Denis Viva, essa dimora in territori e materiali eterogenei, nelle periferie del tempo e dello spazio, che si inclinano alle geometrie interiori dell'istante che cattura gli equilibri e li sospende.

Simone Frangi in Orestiade italiana, concentra il suo sguardo analitico sulle questioni economiche sociali e politiche italiane, andando a riscrivere alcuni nuclei del film Appunti per un'Orestiade Africana di Pier Paolo Pasolini. La possibilità di poter scegliere e dissociarsi, mantenendo la consapevolezza identitaria personale e collettiva, I would prefer not to / Preferirei di no a cura di Simone Ciglia e Luigia Lonardelli, sottolinea l'attitudine alla sottrazione, alla resistenza di fronte alle codificazioni forzate.

Una pluralità di sguardi rivolti alla scena artistica italiana

Il progetto Cyphoria di Domenico Quaranta, analizza il disagio quotidiano dell'uomo che si ritrova a vivere in un limbo tra il virtuale e il reale, in una condizione che lui stesso ha prodotto ma che a stento riesce ad abitare e a criptarne i linguaggi. Il paesaggio di corpi e volti affolla la sezione Ehi voi!

Curata da Michele D'Aurizio, ritratti e autoritratti emergono dalle varie tecniche, pittoriche, performative, fotografiche, scultoree, raccontando la vicenda umana che si cela dietro i codici rappresentativi nell'atto d'intimità che è nel contempo condivisione. E ancora A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti di Luca Lo Pinto, il De Rerum Rurale di Matteo Lucchetti, Lo stato delle cose di Marta Papini, La seconda volta di Cristiana Perrella e La democrazia in America di Luigi Fassi, sondano gli spazi della memoria e della natura, dialogano con la mente del visitatore, sovrappongono possibili futuri a materiali densi di storia e si interrogano sui valori della democrazia.