La stagione del Teatro di S. Carloesordirà il 30 novembre con l’”Otello” di Gioacchino Rossini. La “Nouvelle Vague” di attualizzare classici d’opera ha investito anche questa rappresentazione che, diretta dal regista e architetto israeliano Amos Gitai, fornirà un nuovo scenario per questa opera. Egli ha portato le sue architetture di pensiero nei suoi lavori cinematografici, pieni di intensità e introspezione, sensibilizzando l’opinione pubblica su tematiche di denuncia sociale e politica. Premiato al Festival di Cannes con “Free Zone”, un road movie che aderisce agli stilemi del realismo, nel 2005, egli coraggiosamente persegue i suoi ideali facendo della sua arte il veicolo per diffonderli.
Amos Gitai accetta la sfida di dirigere un’opera lirica quale l'Otello di Rossini, non altrettanto messo in scena quanto quello di Verdi, ma eseguito proprio per la prima volta nel 1816, al San Carlo. Sul podio salirà Gabriele Ferro, la scenografia sarà curata da Oscar Dante Ferretti (scenografo di capolavori di Fellini e di Scorsese) e i costumi saranno opera di Gabriella Pescucci.
La regia sarà all’insegna del monito di eseguire un lavoro che al contempo doni continuità a un classico e che abbatta schemi e visioni consolidate. La cornice della vicenda saranno i palazzi antichi di Venezia e l’antro di una nave, ma i personaggi vestiranno abiti moderni. Nell’idea personale di Gitai la trama di Otello è già contemporanea nella sua essenza: “la storia di un ragazzo nero, arrivato a Venezia dall’Africa, contrastato e distrutto dallo spirito europeo”.
La complessità della vicenda mediorientale, il tema dell’immigrazione, la responsabilità dell’Europa sono tutti punti sui quali il regista intende sensibilizzare.
Mentre l’imprinting di architettura desta in Gitai la dialettica con lo spazio e riguardo l’habitat dell’opera, il S. Carlo incarna nel suo pensiero il luogo perfetto di esecuzione.
Il debutto di questo Otello rivisitato vanta interpreti rossiniani di calibro quali Johm Osborn a Nino Machaidze, Dmitry Korchak a Francisco Gatelli. Il 30 novembre segna l’esordio di questa originale trasposizione dell’opera all’insegna del monito politico-sociale, in linea con i tempi odierni dove “l’arte per il piacere dell’arte” non risponde più alle esigenze stilistiche contemporanee.