Anche quest'anno nel Salento, il giorno 7 dicembre, si rinnova una tradizione secolare che vuole sulla tavola dei salentini per pranzo la Puccia. Il giorno della vigilia dell'Immacolata Concezione è particolarmente sentito nel Sud Italia, visto che l'Immacolata era la santa protettrice dell'antico Regno delle Due Sicilie. E anche nel Salento, come in buona parte del mezzogiorno, sopravvive una tradizione culinaria che vuole a pranzo un digiuno (o un semidigiuno) e che comunque prevede il consumo di pesce tanto a pranzo quanto a cena. Nel nostro Salento, da Lecce a Gallipoli, fino ad alcuni comuni del brindisino, troveremo a pranzo una Puccia con tonno, svizzero e alici (con le dovute differenze da comune a comune).

Va anche detto che a macchia di leopardo alcuni comuni non seguono questa tradizione.

Puccia, l'etimologia e la storia

L'etimologia del nome 'puccia' pare derivi dal latino 'buccellatum', che era un tipico pane consumato velocemente dai legionari romani. Era in genere di piccole dimensioni in modo che fosse anche facile da trasportare. I contadini salentini, probabilmente rifacendosi al pane dei soldati, ne svilupparono quindi una loro variante, spesso condita con olive (abbondanti e a costo zero nei campi). La primitiva Puccia era perfetta per i contadini salentini che potevano consumarla velocemente e tornare al lavoro nei campi.

Puccia, la tradizione religiosa

Prima dal secolo scorso la tradizione voleva che venisse consumata esclusivamente una Puccia con olive in questa giornata (un digiuno completo per chi lavorava i campi sarebbe stato impossibile).

Il pane e le olive si rifanno ovviamente al Vangelo: Cristo, pane del cielo, custodito e messo al mondo dal grembo della vergine Maria, celebrata nel libro del Siracide "quasi oliva speciosa" (Sir 24, 14), e ancora "come un ulivo maestoso". E proprio sui maestosi ulivi salentini nasce una specie di leggenda sacra, che si raccontava spesso nel Salento.

Questa sorta di 'vangelo apocrifo salentino' racconta che Giuseppe e Maria in fuga da Erode, avevano alle calcagna i soldati di quest'ultimo. Arrivarono nei pressi di un ulivo secolare e Giuseppe ordinò all'albero "Àprite, ulìa, e scundi Maria" (Apriti, ulivo, e nascondi Maria). Immediatamente l'immenso albero si aprì scoprendo un'alcova nella quale Maria e il piccolo Gesù bambino trovarono riparo, sfuggendo ai soldati di Erode. Ecco perché le olive trovano il loro posto nel pranzo della vigilia, andando a farcire il pane del digiuno.