Da stasera fino a domenica 18 dicembre lo spettacolo "Vittorio sgarbi in Caravaggio" sarà rappresentato a Milano al Teatro Carcano. Con due ore di avvincente spettacolo, sgarbi dimostra come gli strali che è solito lanciare in televisione appartengono ad un’opera di decostruzione possibile solo quando si padroneggia lo scibile umano con una naturalezza che può nascere solo da una profonda conoscenza. La scenografia dello spettacolo è scarna: una sedia mai usata se non per poggiare disinvoltamente qualche foglio, un reggi strumenti e dietro un fondale sui cui tre riquadri nel corso della rappresentazione si succederanno le opere di uno dei più grandi geni pittorici italiani, Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Ciò cui per più di due ore gli spettatori assistono è una lezione, tanto preziosa quanto rara, su quanto sia benefico volgere sguardi privi di ipocrita pruderie. Lo sguardo con cui si deve guardare la realtà deve essere privo di ideologie e preconcetti come quello con cui Caravaggio, antesignano della fotografia, sondò gli angoli bui delle osterie e dei vicoli romani per poi riprodurne, senza remore, le scene sulle sue tele. Una prostituta colta nel sonno è la sua Maddalena penitente; un ragazzo probabilmente dedito alla prostituzione, dai capelli cotonati e abbelliti da un fiore, che spunta dall’orecchio, è il suo Ragazzo morso da un ramarro.
È l'assenza di ipocrisia ad accomunare lo sguardo di Caravaggio a quello di Pier Paolo Pasolini
È con lo sguardo di chi non indulge in ipocrisie che Caravaggio guardava alla realtà del proprio tempo. È con quello stesso sguardo che anche Pier Paolo Pasolini guardava alla realtà che lo circondava. Fu per questo che il grande poeta del secolo scorso scrisse una delle sue ultime grandi opere, Lettere luterane, su quanto le persone siano inconsciamente condizionate dalle cose che le circondano.
Parlava di "pedagogia delle cose" Pasolini. Così lo spettacolo inizia con la registrazione della voce di Moravia che il giorno dei funerali di PPP tuonava per ricordare a tutta l’Italia che grande perdita quella morte fosse stata. Si prosegue, poi, con una spiegazione sul ruolo fondamentale svolto da Roberto Longhi, professore universitario di Pier Paolo Pasolini, per la riscoperta di Caravaggio.
Si passa, quindi, ad una lunga ed interessante carrellata su tutte le principali opere dell'artista milanese sino ad arrivare al racconto tragico della sua morte.
L'influenza di Caravaggio su un'artista come Artemisia Gentileschi
Per tutte e due le ore dello spettacolo Sgarbi avvince gli spettatori, spiegando loro come Caravaggio imbevesse i soggetti dei propri quadri delle quotidiane debolezze. Evidente è l’ingenuità del giovane ricco che si lascia raggirare dai bari nell’omonimo quadro. Altrettanto immediata è l’avidità di chi non riconosce la chiamata santa, troppo intento a contare i soldi in proprio possesso, come nella tela La vocazione di San Matteo. Spietata è, infine, la lucidità con cui Caravaggio riproduce la debolezza che più lo ferisce e lo angoscia, la propria di uomo braccato dalla legge perché resosi reo di assassinio.
È nel suo ultimo dipinto, Davide con la testa di Golia, esposto alla Galleria Borghese, che Caravaggio, sentendosi ormai prossimo alla fine, si ritrasse nel ruolo di Golia, con il capo sgozzato dal comunque pietoso Davide, la bocca e lo sguardo illividiti tra lo sgomento, il dolore e la rassegnazione. Più volte, inoltre, durante lo spettacolo, il dotto critico d'arte ha ricordato quanto grande sia stata l'influenza di Caravaggio sugli artisti suoi contemporanei, tra cui la pittrice Artemisia Gentileschi, sul cui lavoro è in corso di svolgimento, proprio a Roma, la mostra "Artemisia e il suo tempo". Non sono mancate, infine, incursioni sulle ultime cronache politiche e il racconto di curiosità come quelle relative alla nascita del piatto "Carpaccio" e del cocktail "Bellini".