Tra un sold out milanese e l'altro il cantante romano Alessandro Mannarino ha incontrato, questo pomeriggio, gli studenti dell'università Milano Bicocca per parlare di ciò che il suo nuovo album rappresenta: musica sulla frontiera.

A moderare il dialogo tra il cantante e il professore e musicista Emanuele Ferrari c'era Marta Cagnola, giornalista e speaker di Radio 24, che ha saputo rendere l'incontro pieno di spunti di riflessione interessanti. Si è parlato di contaminazioni artistiche, culturali e sociali, contaminazioni che nella musica sono presenti da tanto tempo, da quando Stravinskij unì al tango argentino, lui che di argentino non aveva nulla, una musica tipicamente russa, spiega il professore.

La musica, per Mannarino, è qualcosa che unisce, che mischia, che rende simili pur restano diversi. La musica sono i suoi primi ricordi da bambino, quando ascoltava le ninna nanne del nonno. E' da quelle prime melodie che è partito tutto, dall'ormai celebre Bar della rabbia all'ultimo, uscito il 13 gennaio: Apriti cielo. Un percorso, spiega il cantante, di crescita personale che lo ha portato a riflettere sui temi più disparati, citando anche Platone e il (purtroppo) meno noto Feuerbach.

A trattenere gli studenti però, non sono stati gli studi antropologici di Mannarino, quanto le sue esperienze di strada, l'America Latina, il Brasile, l'Amazzonia. Racconta di aver preso un'allergia mentre era nella foresta, a tre giorni di cammino dal villaggio più vicino.

Lo hanno aiutato indios, con cui ha giocato e sorriso. Proprio questo sorriso che ha portato con sè di ritorno da viaggio, sorriso che ci accomuna tutti, ma che, secondo lui, il manager dell'azienda con tanti tanti soldi non avrà mai, perché i suoi occhi non brilleranno. Siamo arrivati al punto in cui lo sviluppo tecnologico è ai massimi livelli, ma noi?

Queste frontiere? Questo filo spinato? "Poi lasciammo le caverne/ arrivammo alle transenne" recita il testo della canzone che dà il nome all'album. Il suo è un invito al cielo ad aprirsi, per chi non ha bandiera, per chi non ha preghiera, per chi cammina dondolando della sera. Un album in cui l'autore crea un mondo diverso, immaginario, più giusto, nel quale in cielo rimangono solo i colori delle bandiere, colori e non confini.