Va di moda il termine "populismo", per indicare l'appello alle masse e ai vari strati di "malcontenti" presenti in seno alla società. Come modo di inserirsi in un sistema politico che sembra chiuderci le porte in faccia, non è una novità. Un celeberrimo caso di "populismo" è quello che racconta lo storico Sallustio (Amiterno, 86 a.C. - forse 35 a.C.), in quel "De coniuratione Catilinae" ("La congiura di Catilina") ben noto ai liceali.
L'opera riguarda un fatto avvenuto nel 63 a.C.: il patrizio Catilina, frustrato nel proprio desiderio di divenire console, organizzò un colpo di Stato che avrebbe dovuto rovesciare il Senato.
Ma la congiura fu scoperta e repressa da Cicerone, il quale, da questa azione, ricavò sia gloria che guai. Ma questa è un'altra storia. Per essersi occupato di questo periodo, è famoso lo storico britannico Ronald Syme, autore de "La rivoluzione romana" (1939).
Escono gli inediti di Ronald Syme
Per l'appunto, s'intitola "Approaching the Roman Revolution" (Oxford University Press) la raccolta di ventisei scritti inediti di Syme, curata da Federico Santangelo, docente di Storia antica a Newcastle. Il volume conta, in tutto, quattrocento pagine. Si tratta di materiali la cui stesura fu interrotta dalla morte dell'autore (1989); ma lo stato dei lavori era già avanzato. Il loro contenuto, come suggerisce il titolo, è legato a quello del summenzionato "La rivoluzione romana".
Gli scritti sono stati ritrovati nel Wolfson College di Oxford, ultima dimora di Syme. L'impronta dell'autore è evidente nella scelta di approfondire le singole personalità della politica romana antica. Altro tratto distintivo di Sir Ronald è la citazione diretta delle fonti latine (anziché della bibliografia recente).
Il ruolo delle masse e la storia segreta
La scelta di trascurare la saggistica recente e di concentrarsi sui profili delle personalità eminenti valse a Syme le critiche di Arnaldo Momigliano, secondo il quale lo storico britannico non avrebbe dato adeguato peso alle "masse" (sul "Journal of Roman Studies", 1940). Altra critica: il professore, ricostruendo la fine della repubblica romana, partì dal 60 a.C., anno del "primo triumvirato", anziché dal 70-80 a.C., periodo della dittatura sillana.
Guarda caso, gli inediti raccolti in "Approaching the Roman Revolution" riguardano proprio quel decennio: ascesa al potere di Silla, sua abdicazione e smantellamento della costituzione sillana. Senza mai dimenticare rapporti clientelari e familiari. Per Syme, la storia vera è e rimane quella segreta, come scrisse in "Livy and Augustus" (1959). E anche il populismo, come appello alle masse e ai malcontenti, non sarebbe comunque "cosa del popolo".