Il comico, attore di Cinema e di teatro nonchè scrittore, lascia alle spalle una enorme quantità di film, libri, spettacoli, riflessioni, dopo aver condiviso tante idee e ideali con varie generazioni, con una attenzione precisa e saliente al vissuto sociale del nostro Paese.

Un grande attore, e non solo

Si sapeva del suo stato di salute, ma Paolo Villaggio è sempre stato un grande e abile lottatore e così tutti pensavano che potesse proseguire nel suo percorso cinematografico, editoriale, teatrale. Invece non è riuscito a superare i gravi problemi che il suo stato fisico ormai gli poneva innanzi.

Veniva dalla Genova bene, con famiglia benestante alle spalle e fratelli che si piazzarono senza difficoltà particolari nel mondo dell'imprenditoria.

Poteva avere una sorte analoga ma in realtà lo spettacolo, il cinema, la scrittura lo affascinarono sin da ragazzo. Lasciati gli studi universitari di giurisprudenza, decise di dedicarsi al cabaret, e questo con frequentazioni di prim'ordine, come Fabrizio De Andrè, Enzo Tortora, Carmelo Bene. Ma non solo. Intanto lavorava in una nota industria di impianti, in cui iniziava quasi subito a capire che il suo posto era altrove ma ne approfittava comunque per cogliere aspetti dell'animo umano e della quotidianità lontani forse anni luce dal destino che altrimenti si sarebbe inevitabilmente trovato cucito addosso, se avesse trascurato l'attrattiva che aveva per il mondo dello spettacolo.

Da lì iniziano le esperienze radiofoniche, seguite da quelle televisive.

Poi il boom, il botto, la vera e propria esplosione, dovuta al riuscire a capire meglio, ad approfondire l'animo umano, le sue mediocrità, la sua sudditanza spesso troppo marcata al potere. Da qui nasce Fantozzi, personaggio speciale quanto straordinario, incredibilmente ben riuscito prima nella mente del comico poi in ambito letterario.

Escono i due primi volumi su questa 'maschera', su questo soggetto apparentemente assurdo e invece realissimo, fin troppo concreto.

Inutile dire che il boom di vendite ha fatto il resto, con la conseguente proposta di trasferire il tutto in ambito cinematografico, e il successo è stato immediato.

Basti dire che non solo in Italia ma in tutto il mondo quella maschera particolare del ragionier Ugo ha spopolato immediatamente.

Ma intanto Paolo Villaggio ha continuato a scrivere, a recitare a teatro, a interpretare ruoli cinematografici differenti, con interpretazioni sempre straordinarie.

Poi i premi, i riconoscimenti alla carriera, ma sempre anche l'umiltà, la riflessione, la capacità di vedere la funzione sociale e forse pure politica del cinema.

Che dire? Una genialità che non può di certo scomparire con la morte di Paolo Villaggio, che, non dimentichiamolo, ha interpretato anche film diretti da grandissimi registi come Federico Fellini, e che già nel 1992 ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera alla Mostra internazionale del cinema di Venezia.