Capelli rasati, occhi profondi e sguardo penetrante: Jacopo Cardillo, in arte Jago, è un ragazzo di trent'anni, che fa lo scultore. Fin da bambino pensava a come diventare più grande di Michelangelo, il suo modello. Poi, col tempo, ci si rende conto che non ha senso essere come qualcun altro. Bisogna essere sé stessi, riconoscere i propri talenti, senza lasciarseli sfuggire. E Jago ha capito che il suo talento è la scultura, forse anche grazie a una mamma che, fin da piccolo, l'ha fatto appassionare all'arte, quando lo portava in gita, per mostrargli le opere dei grandi maestri.
Un cuore di ceramica pulsante
Muscolo Minerale è la scultura di un busto, che lascia vedere, al suo interno, il cuore che lo tiene in vita. Ma Jago si rende conto che a quel cuore manca qualcosa di fondamentale, manca l'azione principale di quel muscolo che ha il compito, delicato e importantissimo, di mantenere vivo un organismo: la pulsazione. Il suo desiderio era quello di veder battere un cuore di ceramica. E quando una cosa non esiste ma lui la vuole vedere, allora la crea. Il risultato è lo stravolgimento totale di qualsiasi schema razionale e mentale predefinito. Ci si trova di fronte a qualcosa di mai visto: un cuore, il cui movimento e il cui suono ricordano un muscolo umano, ma che è fatto di un materiale solido, che di per sé è fisso e non fa rumore.
Per completare l'opera, Jago ha dovuto fare un lavoro durato sei mesi, realizzando inizialmente una struttura in argilla, poi elaborata al computer, dalla quale ha ricavato un'animazione in 3D di un battito del cuore. Il movimento è stato poi suddiviso in trenta momenti, tutti rappresentanti un micromovimento del singolo battito.
Ogni momento ha dato origine ad un modello, stampato mediante una stampante 3D, con cui sono stati realizzati 30 calchi in gesso, all'interno dei quali è stata colata l'argilla, poi diventata terracotta e smaltata.
Il risultato è Apparato Circolatorio, una serie di trenta cuori, ognuno ruotato sul proprio asse, esposti in fila, come a voler ricreare la giusta sequenza del movimento di un cuore, nel corso di un solo battito.
Arte e tecnologia
Fondendo scultura e tecnologia, Jago è riuscito a dar vita a qualcosa di straordinario e meraviglioso, che lascia a bocca aperta i tanti ragazzi che hanno partecipato alla sua prima personale a Milano, presso la galleria Montrasio Arte (Apparato Circolatorio è ora esposto a Monza, fino al 21 ottobre). Nella sala, insieme a Muscolo Minerale e Apparato Circolatorio, era installato un video, visibile contemporaneamente su tre schermi, dove i trenta cuori in ceramica prendevano vita, riproducendo la pulsazione, accompagnata dal suono del battito, che avvolge il visitatore.
Jago fa un largo e sapiente uso delle nuove tecnologie, ritenendole potentissime, perché capaci di veicolare contenuti di qualità, ponendoli a disposizione delle persone.
E la tecnologia viene usata molto durante il processo creativo: a Jago piace filmare e condividere il percorso che l'ha portato a creare un'opera; così, sotto gli occhi dello spettatore prende vita, uscendo da un pezzo di marmo, un elefantino o si assiste alla spoliazione del Papa. Ma perché è così importante che le persone vedano la scultura prendere vita? Secondo Jago, perché quando fai una scultura è come quando fai l'amore, è bello quando lo fai, non quando ne parli. Inoltre, in questo modo, le persone si affezionano all'opera, la sentono anche un po' la loro opera, perché hanno assistito alla sua creazione.
L'importante è la felicità
Non è interessato a grandi riconoscimenti, perché quello più grande, per lui, è la felicità.
Una felicità che forse Jacopo ha già trovato, nel fare quello che ha sempre desiderato. E questa felicità vuole condividerla, non vuole restare solo. Forse è per questo che dà consigli ai ragazzi che si avvicinano a lui, chiedendogli come fare per tornare a scolpire o per iniziare quest'arte. E lui risponde mettendo tutti alla prova: chiedendo di fargli un ritratto, prima guardando il foglio, poi senza guardarlo. E con stupore, i ragazzi che si sono messi in gioco, si accorgono di quanto sia più bello il disegno fatto senza tener conto delle linee, dei margini e della somiglianza perfetta. Si rendono conto che ciò che gli serviva era potersi sentire totalmente liberi: liberi di non aver paura di sbagliare, liberi di uscire dagli schemi. Liberi di vivere.